Massa, 10 setrtembre 2017 - Quercia si è tinta di rosso, per dire no alla violenza sulle donne. Nel fine settimana la frazione di Aulla ha ospitato la rassegna artistico - letteraria nata da un’idea di Valentina Cosci, direttrice artistica della kermesse, sviluppata in sinergia con il gruppo «La Quercia d’Oro», guidato da Don Roberto Turini, assieme alla delegata comunale a cultura e pari opportunità, Marina Pratici e col supporto dell’assessore Alessandro Giovannoni. Protagonisti della due giorni, associazioni, esperti, pittori, musicisti, teatranti, scrittori e cineasti. In particolare c’erano il teatro con Daniela Casciari e Cecilia Malatesta, la musica con la Citronella Small Band, la cinematografia con la regista Lisa Castagna, le scrittrici Simona Bertocchi, Laura Delpino, Anna Montella e Iris Vignola.
Diversi pittori hanno esposto le loro opere, presentati dal critico d’arte Giovanna Riu: Marco Cardini, Giovanna Guerri, Graziano Guiso, Luciana Lucchesi, Nicola Perucca, Silvana Pianadei, Dante Pierini, Serena Pruno, Franca Puliti e Enzo Tinarelli. Il web e la cittadinanza aullese hanno risposto bene, ci sono state tremila condivisioni dell’evento, su Facebook sono state inviate centinaia di fotografie di scarpette rosse e 550 paia di scarpe sono state consegnate agli organizzatori, che le hanno dipinte di rosso e poi installate come un percorso virtuale per la soppressione dei soprusi nei confronti dell’universo femminile. Il momento più suggestivo? Il lancio di oltre cento palloncini rossi nel cielo di Quercia. Il prossimo anno ci sarà una nuova edizione, che avrà come tema i diritti dei bambini.
«Sono felice ed emozionata per la riuscita dell’evento - ha detto Marina Pratici - ho visto una grande partecipazione tra i presenti, voglia di stare assieme e di condividere. Era come se fossimo tutti abbracciati. Ogni paio di scarpe aveva una storia alle spalle, una donna speciale. Una signora in particolare ha portato alcune scarpe della sua mamma, morta pochi giorni fa. Ha detto di sistemarle con le altre, perché era come farla rivivere».