FRANCESCO SCOLARO
Cronaca

Tasse marmi non pagate? La parola al giudice

La corte dei conti rimanda al tribunale di Massa il procedimento sul presunto danno erariale per le estrazioni alla cava Romana-Rava

di Francesco Scolaro

Sarà il tribunale di Massa a decidere se sia stato estratto marmo in modo abusivo dalle cave nel sito estrattivo M11-M13 denominato Romana-Rava al bacino di Forno e se al Comune di Massa spettino somme non versate della tassa per il trasporto dei marmi e del canone. La magistratura contabile ha infatti rinviato al giudice ordinario il procedimento per presunto danno erariale nei confronti del Comune da 259.683,80 euro avanzato dal Procuratore regionale della Corte dei Conti nei confronti di Turba Cava Romana. La sentenza deriva da una denuncia degli ambientalisti, a cui ha fatto seguito un’attività istruttoria da cui sarebbero emerse irregolarità a carico della società autorizzata all’estrazione di blocchi e scaglie di marmo dalla cava Romana-Rava.

Secondo le indagini, infatti, avrebbe violato le condizioni autorizzative imposte dal Comune ed estratto una quantità di pregiato marmo bianco P in maniera superiore a quella prevista, eludendo gli obblighi di pagamento dei contributi, in particolare canone sul marmo e tassa sul trasporto dei marmi. Tant’è vero che a giugno del 2016 il presidente del Parco delle Apuane firmò l’ordinanza di sospensione dell’estrazione.

I calcoli effettuati stimarono il totale del materiale lapideo estratto in misura superiore a quella autorizzata o in aree non autorizzate pari a 26.574,22 tonnellate rispetto a quanto censito e assoggettato a contribuzione erariale. Da qui deriverebbe poi il danno erariale da oltre 250mila euro su diversi anni di presunte omissioni, dal 2010 e fino al 2016. Secondo i magistrati contabili, però, non è materia che spetta alla Corte dei Conti: il mancato versamento nelle casse del Comune deriva dalle prestazioni che discendono dal "complesso coacervo normativo che disciplina il regime giuridico della titolarità di diritti di estrazione dalla cave apuane". Pur trattandosi di situazioni simili a quelle del concessionari di opere o servizi pubblici, su cui è competente la Corte dei Conti, le prestazioni non versate non sono sovrapponibili a un rapporto di servizio in senso stretto ma neppure al regime delle imposte. Si tratta piuttosto di un regime a ‘carattere privatistico’ perché non si applica nei confronti di una categoria seppur limitata di contribuenti".

E qui arriva un passaggio chiave destinato anche a fare scuola nel settore per la sua definizione. Il versamento di tassa marmi e canone di concessione riguarda solo "i titolari di un diritto di esclusiva, il cui esercizio determina un oggettivo depauperamento dell’ente pubblico titolare di un bene, nonché ulteriori spese per il ripristino ambientale. In altri termini, le contribuzioni derivanti dal diritto a svolgere attività estrattiva rappresentano un corrispettivo, teso a indennizzare il mancato sfruttamento diretto di un bene pubblico, e sono erogate da un’impresa privata che, in modo non coercitivo, ritenga di svolgere quella specifica attività economica". La palla quindi passa nelle mani del tribunale di Massa a cui si dovranno rivolgere il Comune di Massa e anche la società, se vorrà impugnare gli atti.