Il teatro come strumento di unione di una collettività. Le emozioni che, quando dall’io passano al noi, diventano storia. E’ questo uno dei principi della collettività. Così il regista Alessio Pizzech ha presentato il suo spettacolo ’Un sogno a Istanbul’ che stasera e domani alle 21 sarà in cartellone al teatro Guglielmi. Protagonisti Maddalena Crippa e Maximilian Nisi in una ballata per tre uomini e una donna di Alberto Bassetti. Un testo liberamente tratto dal libro ’La Cotogna di Istanbul’ di Paolo Rumiz con Mario Incudine e Adriano Giraldi per la regia di Alessio Pizzech.
Il noto attore e regista, che nella sua carriera ha spaziato dall’opera lirica al teatro di prosa con oltre 150 spettacoli, si è presentato e si è raccontato e ha parlato dello spettacolo davanti al pubblico di Spazio Alberica. Gli interessanti seguaci dell’’Arte dello spettatore’, diretta da Marina Babboni, hanno avuto modo di ascoltare la messa a nudo dello stasso Pizzech che dal teatro è passato alla sua infanzia, alla sua formazione, all’importanza di emozioni condivise che soltanto dentro una platea possono relizzare quel miracolo di comunità che dai greci ai tempi nostri continua a meravigliare e toccare gli animi. La storia è quella di Max e Maša e del loro amore. Maximilian von Altenberg, ingegnere austriaco, viene mandato a Sarajevo per un sopralluogo nell’inverno del ’97. Un amico gli presenta la misteriosa Maša Dizdarević austera e selvaggia, splendida e inaccessibile. Scatta qualcosa. Un’attrazione potente che però non ha il tempo di concretizzarsi. Max torna in patria e, per quanto faccia, prima di ritrovarla passano tre anni.
Il resto è stato un incontro nella sede del San Giacomo gremita da un pubblico interessato che ha ascoltato come lo stesso Pizzech abbia mosso i primi passi nell’arte della recitazione e del teatro, dalle prime recite a scuola al liceo clasicco dove ha approfondito la cultura della scena dai tragici greci in poi.
"L’io in un teatro diventa noi – ha dichiarato il regista – quando l’emizione da individuale si fa collettiva allora si crea la storia. Il divenire non riguarda più una sola personae dalla sfera dell’indivudale passa all’universale". Da qui l’importanza di convidvere emozioni davanti a un testo. E ancora la sua idea di regia : "Anche nell’opera lirica grande deve essere il rispetto per l’autore, ma non è detto – ha spiegato – che il regista contemporaneo non possa aggiungere note di attualità e rilegere un personaggio attualizzandone i difetti e le caratteristiche": un uomo di spettacolo a tutto tondo. Approda al canto ancora da bambino, lavora in un circo fino a 18 anni e viene definito giovanissimo dalla critica come uno dei più significativi registi italiani. Con straordinaria energia ha messo in scena circa 150 spettacoli fra prosa e lirica collaborando con tutti i principali teatri e festival italiani.