
di Cristina Lorenzi
Prima cameriere in giro per l’Europa, poi artista e giocoliere in tutte le strade del vecchio continente, poi, dopo tanto peregrinare, il ritorno alle radici e dal filo di funambolo ai piedi ben piantati per terra. Piantati nei due ettari dei vigneti di Bonascola dove Emanuele Crudeli, 46 anni, dopo qualche anno di apprendistato nelle cantine di Terenzuola, ha messo in piena attività e recuperato importanti vitigni che costituiscono lo zoccolo duro dei produttori di vino apuano. Dal suo ristorante in pieno centro storico, La capinera, Emanuele abbina ai prodotti tipici locali anche il vino di terre Apuane che da qualche anno contraddistingue la ricca produzione all’ombra del Sagro. Così Emanuele, da quel giorno in cui ad appena 20 anni venne conquistato dai giocolieri di Hyde park, ne ha fatta di strada ed è riuscito a inserirsi nel miracolo tutto apuano che vede un pool di coltivatori riprendere l’antica arte di Bacco e produrre vini che arrivano, nel caso del nostro artista circense, fino alle tavole dei ristoranti di New York. Così con molto coraggio, un grande voglia di sfida, ma soprattutto seguendo il filo rosso della sua intera vita che è il dare sempre seguito alle proprie passioni, Emanuele è arrivato a produrre 15mila bottiglie l’anno, di vino biologico, dove i parassiti si combattono con la propoli e una poltiglia di barbolese e zolfo. Sì perché al vino di Emanuele fa da controcanto il miele delle api della compagna Martina Biggi. Il risultato è una serie di bianchi e di rossi, seguiti e coordinati dall’enologo Francesco Petacco divisi in cinque etichette, sapientemente disegnate da Ottorino Tonelli: Perle Nuvole (vermentino in purezza), Biancheforme (vermentino, albarola e malvasia), Formarossa (massaretta e Sangiovese), Vermentino nero, Montesagro (riserva di rosso) a cui si è aggiunto l’ultimo nato di casa Crudeli, Gea, che prende il nome dalla secondogenita di sei mesi.
"La mia filosofia – racconta Crudeli con la consapevolezza e l’orgoglio di chi ce l’ha fatta – è difendere e promuovere questo territorio e lo faccio sia lavorando i vigneti e producendo un vino di nicchia, sia offrendo i prodotti tipici di questa terra nel mio ristorante. Questo è un vino caratteristico, autentico. Come già ha spiegato l’enologo Petacco, si tratta di un vino sartoriale cucito addosso al territorio e al produttore. Nulla è lasciato al caso dal momento delle vendemmia fino alla fermentazione e all’imbottigliamento: così il vino acquista la sua personalità".