
Nessun rischio per la salute e nessuno sforamento dei limiti di legge per gli elementi radioattivi presenti nel terreno ma la curiosità è che "in tutti i campioni è stato identificato il Cesio-137 in tracce, proveniente probabilmente da miscelamento con terreno, contaminato dalle ricadute radioattive dovute agli esperimenti nucleari in atmosfera e, più recentemente, all’incidente di Chernobyl". E’ come un’impronta lasciata nel tempo e nello spazio dagli esperimenti portati avanti nei decenni precedenti sul nucleare e anche dai gravi incidenti come quello di Chernobyl. Non era un mistero che la nube radioattiva dell’esplosione della centrale nucleare ucraina avesse raggiunto anche l’Italia oltre 35 anni fa.
Uno studio dell’anno scorso di Scientific Reports dimostrava che tracce degli elementi radioattivi liberati in area con l’esplosione sono ancora presenti con concentrazioni un pochino più elevate in Alsazia, Francia Orientale, Germania meridionale e Italia settentrionale anche se con valori a volte inferiori a quelli naturali di fondo e, assicurano, senza effetti dannosi su ambiente e popolazione. Ma sono un ‘simbolo’ di quel che è accaduto e di ciò che è stato fatto anche con gli esperimenti nucleari in atmosfera, utilizzando sempre il Cesio-137: le radiazioni sono state infatti riportate a terra con le piogge andando a finire soprattutto nelle aree più piovose.
Il dato emerge dal report di confronto analitico effettuato da Arpat per le indagini di caratterizzazione ambientale di viale Verrazzano, inviate a giugno alla Regione, al Comune di Carrara, all’Usl Toscana nord ovest e a Sogesid. La presenza di sostanze radioattive è stata rilevata da un’attività di caratterizzazione radiometrica su tre campioni prelevati in tre diversi punti dell’area.
FraSco