Tra mobbing e soprusi L’odissea delle donne

Costrette a nascondere lo stato di gravidanza per non perdere il lavoro. La denuncia del sindacato

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Donne costrette a restare al lavoro per non perdere il posto, a nascondere la gravidanza o fare come se non ci fosse quasi a rinnegare uno dei momenti più belli della vita perché il rischio è di non avere più un lavoro o non poter fare carriera, sostituite da altri colleghi che non chiedono pause, ferie, malattie. Donne che subiscono fenomeni che si chiamano mobbing o straining, spesso in silenzio, mettendo a rischio la loro salute, quella del figlio o le relazioni familiari. Sono stati i temi al centro del convegno organizzato dalla Uil Fpl a Palazzo Ducale.

Casi che qualche volta finiscono alla ribalta nazionale, perché qualcuna trova il coraggio di denunciare o nel peggiore dei casi perché succede l’irreparabile, ma più frequenti di quanto si crede anche nella provincia apuana, che restano nascosti perché la paura di essere additate, non comprese, vittime di ulteriori soprusi è altissima. Tanti i casi da segnalare in particolare nel terzo settore dove i controlli e le tutele sono ancora minori come evidenzia Salvadori: addette al carico e scarico che aspettano un bambino ma non vengono assegnate a compiti e mansioni più leggere. Manager demansionate che rientrano dalla maternità e non hanno più il loro ruolo, tante le vicende di cui si è parlato al convegno a cui hanno partecipato la segretaria regionale Uil Fpl Terzo Settore, Beatrice Stanzani, l’avvocato del lavoro Cassazionista Daniele Biagini e la segretaria organizzativa del sindacato apuano Chiara Marsili.

"E’ importante riconoscere questi comportamenti il prima possibile per poterli contrastare con le relative contromisure – ha sottolineato Salvadori -. Troppo spesso i lavoratori, per la paura di perdere il posto di lavoro non si difendono subendo continue vessazioni che diventano prassi. In Italia non esiste il reato specifico di mobbing o straining. L’onere della prova è a carico della vittima. Un consiglio utile è prendere nota in un diario di ogni singolo atto o comportamento vessatorio e acquisirne le prove. Importantissima la disponibilità a testimoniare da parte di colleghi perché la vessazione in ambito lavorativo non si risolve mai da sola".