REDAZIONE MASSA CARRARA

Tutti i disagi della Caserma Dogali. Un palazzetto senza alcuna regola

Un’altra struttura sportiva vittima di degrado e noncuranza. C’è chi parla di mancanza di certificazioni

Tutti i disagi della Caserma Dogali. Un palazzetto senza alcuna regola

Sottovoce si sussurra che mancano alcune certificazioni (probabilmente quella antincendio richiesta dai vigili del fuoco), c’è un documento che autorizza solo l’ingresso di atleti, tecnici e dirigenti, ma niente pubblico. Da palazzo civico solo tanti "non sono autorizzato a parlare" e si percepisce una sorta di muro di gomma contro cui si rimbalza tra ammissioni di restrizioni, l’asserita assenza di provvedimenti di inagibilità, limitazioni messe per iscritto. Se le altre strutture sportive piangono, di certo la Dogali non ride e non sfugge al degrado tipico dei luoghi dello sport. Il primo impatto appena si arriva alla Dogali è la mancanza di un parcheggio. Poi si scopre che l’entrata è una porticina protetta da una grata in ferro, e attraverso un angusto corridoio finalmente si è all’interno, praticamente già con i piedi in campo. Il suo nome ricorda la battaglia di Dogali, l’episodio che nel 1887 vide il regio esercito prevalere sulle truppe etiopi. Negli stessi anni a Carrara, l’architetto Leandro Caselli costruiva una caserma per ospitare un reggimento di fanteria.

E’ stata sede degli alpini e degli stati di assedio di fine ‘800, teatro di azioni di sabotaggio durante la seconda guerra mondiale. Poi la scuola, con il cortile interno teatro di epiche partite di basket e per anni struttura sportiva di primo piano della città, fino a metà degli anni ’70 quando viene costruito il palazzetto di Avenza.

Prima a cielo aperto, poi al chiuso, il campo ha cambiato orientamento e pavimentazione, e oggi è una buona palestra scolastica, inadatta ad ospitare manifestazioni sportive. Quando fu costruita, la Dogali era circondata da depositi di marmi, poi la città è avanzata fino a soffocarla, al punto da sottrarre il piazzale per il parcheggio. L’entrata è una porticina promiscua da dove entrano atleti, arbitri, pubblico e conduce direttamente in campo, magari con la partita in corso. E poi c’è il problema tribune: a suo tempo i limiti di spazio hanno imposto pochi gradoni e se c’è affollamento in quella lato monte, non è possibile utilizzare l’altra per il divieto degli arbitri. All’interno il contrasto tra le mura della caserma e la nuova copertura. E poi ci sarebbero le uscite: unaè chiusa e e le alte portano dentro la scuola. Per i bagni del pubblico è meglio pensarci prima di uscire da casa. Gli spogliatoi subiscono l’usura del tempo.

Maurizio Munda