Massa, 12 ottobre 2019 - E’ MORTO l’altro ieri all’ospedale di Pontremoli Ugo Colombo, ex ciclista professionista dal 1964 al 1974. Aveva 79 anni e dopo l’addio alle due ruote, nel 1976 era approdato a Pontremoli, perché la moglie Mariangela Mori era originaria di Scorcetoli, e aveva aperto un forno in Verdeno. La notizia della scomparsa di Colombo ha suscitato dolore e commozione tra gli sportivi della Lunigiana, ma anche tra la gente che lo aveva saputo apprezzare nel suo nuovo mestiere che esercitava con competenza e passione. Era un personaggio umile e schivo anche se è stato uno dei corridori più forti della sua epoca. Aveva al suo attivo 11 Giri d’Italia, 2 Tour de France e indossato tre volte la maglia azzurra ai mondiali nel ’68 a Imola, nel ’72 a Leicester, nel ’73 a Barcellona. Più che un gregario di lusso era considerato un verluogotenetente: per nove stagioni è stato uno dei fedelissimi di Franco Bitossi prima alla Springoil-Fuchs poi alla Filotex, dove è rimasto ben dieci anni. Si è segnalato per la grande regolarità che gli ha consentito di piazzarsi due volte fra i primi cinque al Giro d’Italia.
Nel 1969 si era imposto davanti a Taccone e Zilioli nella Scanno-Silvi Marina concludendo il Giro al quinto posto dietro Gimondi, Michelotto, Zilioli e Schiavon. Ancora meglio era andato nel 1971 quando pur senza vincere tappe aveva concluso al terzo posto a 2’35» da Gosta Peterson, il trionfatore di quell’anno. Di rilievo una doppietta alla Coppa Placci nel ’70 e ’71, oltre ad una tappa nel Romandia ’69, una nel Catalogna ’70 e al Giro d’Italia nel ’72 a Francavilla davanti a Mercks e Motta. Poi a Chieti davanti a De Vlaeminck nel 1974. Un palmarès di tutto rispetto che avrebbe potuto essere più sostanzioso se invece di servire la squadra avesse potuto avere mano libera. Nella sua carriera Colombo ricordava momenti esaltanti incisi nella sua memoria: come la volata vincente su Vito Taccone nella tappa di Francavilla al Mare nel Giro del ’69. Era un percorso durissimo, c’era da scalare la Majelletta. Adorni che aveva la maglia iridata perse venti minuti. In quell’edizione Colombo terminò al quinto posto assoluto in classifica. Ma nel 1971 si era piazzato al terzo posto del Giro d’Italia, a 2’ 35» da Peterson dopo aver indossato la maglia rosa. Se avesse avuto la squadra a disposizione avrebbe potuto vincere.
Tra i personaggi che Colombo ricordava con nostalgia c’era prima di tutti Franco Bitossi, un amico carissimo, poi Zilioli e Moser. Due anni e mezzo fa c’era stata una simpatica rimpatriata con Bitossi e Giuseppe Grassi, altro compagno di squadra alla Filotex. Con loro c’era Severino Angella, altro corridore importante dell’epoca che ancora pedala tra gli amatori e un amico toscano. Sui tavoli dell’ «Oca Bianca« i ricordi agonistici erano fluiti come torrenti in piena: Bitossi e Colombo avevano riesumato episodi importanti. Le strade della fatica erano state girate quasi tutte nel segno della nostalgia. Colombo aveva ricordato con emozione il Tour del 1967, quello della morte di Tom Simpson sull’ ascesa del Mont Ventoux: «Sono passato e l’ho visto senza vita a lato della strada, un sensazione terribile». I funerali di Ugo Colombo si svolgono oggi alle 15 nella chiesa parrocchiale di Scorcetoli.