continua dalla Primadi Luca CecconiIl danno è già stato fatto e ora la costa va tutelata, non condannata a nuova devastazione. Per ripristinare la spiaggia, invece, ci vuole ben altro rispetto agli interventi anti erosione fin qui messi in campo (inutili, soldi buttati). Insomma, dire sì all’ampliamento del porto nel rispetto dell’ambiente è come dire sì alla mafia nel rispetto della legalità. Il muro contro muro, che tanti vogliono evitare, è nei fatti. Intendiamoci, si può anche decidere di sacrificare il litorale (finora lo si è fatto), basta solo parlare chiaro assumendosene la responsabilità.E lasciamo perdere la contrapposizione fra l’economia manifatturiera legata al porto e quella turistica legata alla spiaggia e al mare: ognuno snocciola dati e numeri quasi fosse una gara a chi ce l’ha più lungo. Tra l’altro domani potrebbe non esserci più la Baker Hughes come le spiagge diventare tutte libere. Non è questo il punto. Non facciamone una questione di appartenenza politica, le due economie e l’ambiente non hanno bandiere. O meglio, hanno le bandiere di tutti. La realtà è che turismo e industria, oggi, sono importanti per Massa Carrara ed è normale, a questo punto (ma in passato si poteva fare anche scelte diverse), trovare una soluzione che vada incontro alle esigenze di tutti. Magari con una diversa organizzazione all’interno dello scalo? Comunque una soluzione condivisa, nell’interesse comune, che non può essere l’ampliamento del porto (tra l’altro negato fino a pochi mesi fa, si parlava di riorganizzazione) così come presentato in un Piano regolatore che è pieno di lacune, di errori e di richieste già bocciate da parte dei ministeri competenti. Per non parlare della sicurezza dello scalo, che a quanto pare non è così scontata. Una soluzione giusta, perchè il rischio è un nulla di fatto con polemiche infinite.
CronacaUn ampliamento non sostenibile per l’ambiente