CRISTINA LORENZI
Cronaca

"Un intero settore in ginocchio". Il grido dei commercianti del marmo

Una quindicina di aziende scrivono al prefetto e alla sindaca contro il regolamento del lapideo

I commercianti del marmo si oppongono alla tracciabilità e alla filiera corta

I commercianti del marmo si oppongono alla tracciabilità e alla filiera corta

Sono più di cento, con un indotto di migliaia di persone e rischiano di finire a gambe all’aria nel giro di un anno. Sono i commercianti del marmo, quelle ditte a metà fra il monte e il piano, che da tempo si battono contro l’articolo del regolamento degli agri marmiferi che prevede la lavorazione del 50 per cento in loco e contro il provvedimento che prevede la tracciabilità del blocco dal monte al destinatario finale. "Quegli articoli ci mettono in ginocchio – spiegano i commercianti del settore che hanno scritto una lettera e l’hanno inviata alla sindaca Serena Arrighi e al prefetto Guido Aprea – . Dobbiamo essere noi a decidere se può essere conveniente o meno lavorare il marmo in loco. Se le condizioni del mercato lo ammettono. A seconda del cliente, dei dazi e di tante altre variabili che potrebbero riempire i magazzini di lastre invendute facendoci andare a gambe all’aria nel giro di un anno. Determinerà una svalutazione del materiale e ne risentirà l’intero settore e l’intera città. La legge è anticostituzionale e va contro i principi della libera circolazione delle merci.

Così la lettera inviata anche al prefetto: "esprimiamo la nostra profonda indignazione riguardo alle politiche restrittive che sta imponendo ai commercianti del lapideo. Le sue decisioni stanno soffocando la libertà di lavoro e di iniziativa imprenditoriale, causando danni irreparabili a un settore già provato. È inaccettabile che le regole che lei stabilisce abbiano come unico effetto quello di mettere in ginocchio i commercianti, costringendoli a chiudere o a limitare le proprie attività. Ogni giorno assistiamo a un’erosione della vivacità commerciale che caratterizzava la nostra città, e questo è un risultato della sua incapacità di ascoltare le esigenze di chi lavora e investe nel territorio.

Le sue scelte – prosegue il documento – non solo danneggiano i singoli imprenditori, ma minano anche l’economia locale e l’occupazione. È tempo di rivedere le sue politiche e di adottare un approccio che promuova la crescita, l’innovazione e la libertà d’impresa. I commercianti meritano il diritto di operare senza inutili ostacoli burocratici e senza la costante paura di sanzioni. Spero che prenda in considerazione il grido di aiuto che proviene da una parte vitale della comunità e che decida di agire per il bene di tutti, prima che sia troppo tardi|. La lettera è firmata da Apuania Stones, Nte marmi, Escom, Moimar, Blc, World of marble, Wst,Trade marble project, Rossi Alfieri marmo, Apuan marble, Calevro, Tognocchi Carlo, Svab.