Una chiesa tutta bianca. Folla ai funerali di Gabriel: "E’ un’eterna cicatrice, vivono in noi i ricordi"

Fiori, palloncini e magliette con il colore preferito dallo sfortunato 16enne. Il vescovo: "Una morte così improvvisa pone di fronte domande difficili".

Una chiesa tutta bianca. Folla ai funerali di Gabriel: "E’ un’eterna cicatrice, vivono in noi i ricordi"

Una chiesa tutta bianca. Folla ai funerali di Gabriel: "E’ un’eterna cicatrice, vivono in noi i ricordi"

La chiesa era tutta bianca. I fiori bianchi, il pallone da calcio bianco, appoggiato delicatamente sul feretro, le magliette dei presenti quasi tutte bianche. Perché quello era il colore preferito di Gabriel. Ieri la comunità di Villafranca ha dato l’ultimo saluto a Gabriel Alibeaj, il 16enne rimasto coinvolto in un drammatico incidente, vicino casa, due settimane fa. La chiesa di San Francesco non è riuscita a contenere tutti gli amici arrivati apposta per salutarlo, anche il piazzale era pieno, soprattutto di giovani che indossavano una maglietta banca, come chiesto dalla famiglia, per ricordare il ragazzo che ha perso la vita tragicamente. Hanno anche scelto con cura le letture e chiesto che non fosse una funzione triste, ma un inno alla vita.

I canti parlavano di gioia e fiducia nel futuro, non del dolore della perdita. Fuori decine di palloncini bianchi che sono saliti verso il cielo al termine della cerimonia. A celebrare la Santa Messa è stato il vescovo Mario Vaccari. "Le letture ci hanno parlato di gioia e pace - ha esordito -, Dio toglierà ogni lacrima. Ho visto tanta gente in chiesa, tanti giovani: in loro c’è amore per la vita e una morte così improvvisa pone domande difficili a cui avere risposte. Dio è con noi per asciugare le lacrime, è un Dio presente che porta un annuncio di vita eterna, Gesù è vicino a noi con le sue piaghe, è passato attraverso la sofferenza della morte, Ma non sarete soli". Il vescovo ha anche ricordato la scelta coraggiosa fatta dai genitori, quella della donazione degli organi, grande gesto di aiuto per persone ammalate in difficoltà. Le letture sono state tradotte anche in albanese, terra di origine di Altin e Imelda, genitori di Gabriel e della piccola Chiara. Un’insegnante ha voluto leggere la lettera dei compagni di classe, che non sono riusciti a farlo in prima persona. "Non passa la cicatrice - ha detto - e noi non avremmo mai voluto leggere queste parole. Vogliamo invece ricordare i momenti belli, la tua allegria, la sincerità, la generosità durante i compiti in classe, le risate, le partite di calcio, il sorriso e la tua timida gentilezza. La nostra classe non sarà più la stessa senza di te, ma siamo grati e felici di averti conosciuto".

Altri messaggi dalla comunità albanese, dall’Aido come ringraziamento, dal parroco albanese che ha concelebrato e ha evidenziato la grande forza dimostrata dai genitori in un momento così difficile. "Un dolore di questo genere - ha aggiunto il parroco Don Giovanni Barbieri - ha mosso tutti noi, ci ha uniti nella solidarietà. Sono state giornate lunghe e difficili, la fede si serve delle comunità, non c’è stata separazione ma condivisione del dolore, anche da parte di tanti giovani che hanno espresso desiderio di conforto reciproco e pace". I giovani erano tutti increduli, abbracciati tra loro, con le lacrime agli occhi, addolorati nel dover salutare un così caro amico. E poi le parole della sorellina Chiara. "Mi mancherai, in ogni momento della mia vita".

Monica Leoncini