di Daniele Rosi
Ingegnere minerario e prima donna in Italia a capo di un sito estrattivo. La storia di Claudia Chiappino inizia dal Politecnico di Torino per poi proseguire in giro per l’Italia fino ad arrivare alle cave di Carrara. Un settore, quello dell’ingegneria mineraria, ancora in prevalenza maschile e che in tempi recenti sta inglobando figure femminili al suo interno. La recente dichiarazione del senatore della Lega, Simone Pillon, che voleva le donne concentrate sulle sole materie legate all’accudimento, non trova d’accordo l’ingegner Chiappino: "Stupisce che ci siano ancora persone che abbiano queste posizioni nel 2021; però capisco anche che il settore minerario sia poco conosciuto dall’opinione pubblica. Amo il mio lavoro e non sono l’unica donna in Italia a farlo. Invito il senatore a un tavolo per un caffè, avrei modo di spiegargli quanta passione e dedizione metto nel mio incarico".
Una passione che nasce da lontano: "Già da piccola ero attratta dai minerali e dalle cavità – ammette la donna – e ho mantenuto l’interesse crescendo, al punto che ho studiato al Politecnico di Torino dove ho avuto modo di laurearmi e rendere la mia passione un lavoro. Ho sempre goduto dell’appoggio della famiglia – sottolinea -, i miei genitori sono persone libere e intelligenti e mai ho avuto problemi in questo senso". Dopo gli studi inizia un lungo girovagare nel nord Italia: "Nel 1996 ho iniziato a lavorare a Marina in uno studio che si occupava di sicurezza mineraria; in seguito ho lavorato in aziende importanti come la Bpb di Milano e la Italcementi di Bergamo. Sono tornata a Carrara nel 2010 – racconta - ho preso casa a Bedizzano e ho iniziato il mio lavoro alle cave. Sono a capo anche di una cava di gesso a Ravenna".
Un lavoro duro, che deve ancora far conto con i pregiudizi: "Dagli anni novanta ad oggi sono state molte le situazioni in cui mi sono accorta di essere vista con un occhio diverso da colleghi e addetti ai lavori. I pregiudizi ci sono – ammette l’ingegnere - anche se col passare degli anni la situazione sta lentamente migliorando. Per molto tempo si è pensato che le donne portassero sfortuna in miniera – racconta - perché di solito, quando avveniva una morte sul lavoro, era la moglie che scendeva in miniera per il riconoscimento del marito, perciò la presenza femminile era associata a sventura. Le cose stanno cambiando, vedo tante colleghe trentenni che iniziano a fare carriera nel settore minerario o della geologia, e non avrei problemi a consigliarlo come percorso di studi a una ragazza attirata dalla materia". Uno spazio importante nel cuore dell’ingegnere è per le nostre cave: "A Carrara ho amici e colleghi e ci lavoro molto volentieri. Amo le cave apuane perché le reputo il più bel bacino minerario del mondo. Ho colleghi e conoscenti che mi chiedono di venire a visitarle da fuori e quando le vedono rimangono piacevolmente colpiti".