REDAZIONE MASSA CARRARA

Un’alternativa al carcere. La speranza in una mostra

Nell’ex tribunale di Pontremoli l’iniziativa di Comunità educanti con i Carcerati. L’impegno dei volontari della ‘Papa Giovanni XXIII’ per il reinserimento.

Un’alternativa al carcere. La speranza in una mostra

L’inaugurazione della mostra “Dall’amore nessuno fugge” a Pontremoli

Una mostra e un convegno parlano dell’alternativa al carcere. La rassegna fotografica “Dall’amore nessuno fugge” sulla realtà delle Comunità Educanti con i Carcerati della ‘Papa Giovanni XXIII’ e sull’esperienza Apac (Associazione di protezione e assistenza condannati) che dal Brasile si è diffusa in diversi Stati, è stata inaugurata ieri nell’ex Tribunale. Presenti i sindaci di Pontremoli e Mulazzo Jacopo Ferri e Claudio Novoa, Giorgio Pieri, coordinatore del progetto Comunità Educanti con i Carcerati, che ha illustrato i pannelli della rassegna. Un racconto della vita di donne e uomini che si sono reinseriti nella società. "Le Comunità educanti con i carcerati– ha detto Pieri – sono luoghi di espiazione della pena alternativi al carcere che offrono percorsi educativi personalizzati da svolgere in un circuito comunitario protetto, garantendo sicurezza ai cittadini, rispetto alle vittime e riscatto al reo. L’auspicio è che, anche grazie a questa mostra, possano essere maggiormente conosciute e avere riconoscimento istituzionale e amministrativo, dato che oggi lo Stato non finanzia queste comunità".

Le Cec in Italia sono una decina e sopravvivono con l’aiuto di volontari. Spesso il tema carcere è ritenuto ‘materia di Stato’ invece i territori hanno un ruolo fondamentale nella costruzione della speranza per i detenuti e gli enti locali sono attori strategici. La mostra offre spunti di riflessione per avviare una ‘rivoluzione necessaria’. Il messaggio è che per un vero reinserimento servono carceri senza sbarre, dove è importante l’azione del volontariato. Le prime esperienze Apac sono nate nel 1972 in Brasile ad opera dell’avvocato e giornalista Mario Ottoboni a cui è anche dedicata la rassegna. In quel progetto i detenuti hanno la chiavi delle celle non ci sono né guardie né muri: è la comunità locale ad aiutare il reinserimento di chi sta scontando la pena. E si è visto che i tassi di ricaduta sono bassi (12% rispetto al 70% delle carceri tradizionali). E venerdì alle 17 al Pungiglione di Mulazzo il convegno su “Dall’esecuzione intramuraria alle misure alternative”, in cui saranno spiegati il ruolo dell’avvocato e l’attivazione di percorsi educativi individualizzati.

N.B.