FRANCESCO SCOLARO
Cronaca

Unità cinofila del Soccorso alpino: fiuti eccellenti a lezione per salvare vite

L’addestramento dell’Unità cinofila del Soccorso alpino tra ex cave e boschi. Immancabile Dugo, il cucciolo di Bloodhound, ’addetto’ alla ricerca molecolare

L’istruttore nazionale Stefano Rinaldelli

Massa, 29 dicembre 2021 -  Ci vuole un gran bel ‘naso’ per trovare una persona dispersa. Soprattutto quando ci si trova fra aspre rocce o in un bosco pieno di alberi e ricco di migliaia di odori e profumi che possono distrarre. Un fiuto da ‘segugio’, come quello delle unità cinofile del Soccorso alpino che nei giorni scorsi hanno scelto di nuovo le cave dismesse del Pasquilio di Massa e i boschi che le circondano per allenare le proprie squadre nella ricerca di dispersi in ambiente impervio. Hanno preso parte allo scenario le unità cinofile del Soccorso alpino e speleologico della Toscana (Sast), insieme a quelle del Sass per la Sardegna, che hanno proseguito il programma addestrativo sotto la guida dell’istruttore nazionale unità cinofile del Cnsas. L’ambiente particolare ha consentito di lavorare sulla movimentazione di cani e conduttori su un terreno articolato e talvolta instabile. Ha inoltre offerto innumerevoli possibilità per il posizionamento dei ‘figuranti’ in punti particolarmente complessi. Presente, come sempre, anche Drugo, il cucciolo Bloodhound, razza canina di origine belga, che sta proseguendo la sua formazione come Unità cinofila di ricerca molecolare. 

"L’allenamento base – spiega Stefano Rinaldelli, presidente Sast e cinofilo – prevede la ricerca in superficie e, a seconda delle capacità del cane, anche con simulazioni di macerie, valanghe e così via. Per le unità cinofile molecolari l’allenamento riguarda soltanto i cani Bloodhound, in italiano cabi di Sant’Uberto, l’unica razza che ha il fiuto per seguire odori e tracce: loro non cercano i dispersi ma le tracce che possono permettere di raggiungerli". Sono esercitazioni costanti, perché l’allenamento è essenziale nel momento dell’emergenza. 

"Si fanno due giorni tutti i mesi con un istruttore nazionale perché i cani devono essere allenati con circa una quindicina di unità cinofile – prosegue Rinaldelli -. Lo scenario del Pasquilio è un ambiente che con il ravaneto, la cava e il bosco crea un certo stress e spinge il cane a ragionare di più, in modo che poi possa applicare quanto impara negli interventi successivi. Ma ci alleniamo in tanti scenari, grotte, anfratti, anche sull’elicottero, perché a volte i cani devono essere calati col verricello in zone impervie". Lo stimolo è sempre un premio per il cane quando trova il disperso: "Per loro è un gioco - conclude Rinaldelli - ma è un gioco che salva vite".