FRANCESCO SCOLARO
Cronaca

Via al protocollo anti-marmettola. Patto tra Arpat e Guardia di Finanza

Il documento siglato per una reciproca collaborazione per contrastare le condotte lesive dell’ambiente. Uno scambio inedito di notizie che permetterà ai due soggetti di avere una banca dati approfondita .

La collaborazione permetterà di contrastare comportamenti lesivi per l’ambiente

La collaborazione permetterà di contrastare comportamenti lesivi per l’ambiente

Nel mese di marzo, il direttore di Arpat, Pietro Rubellini, e il comandante Regionale Toscana della Guardia di Finanza, generale Giuseppe Magliocco, avevano siglato un Protocollo d’Intesa finalizzato alla definizione della reciproca collaborazione, nell’ambito dei rispettivi fini istituzionali e in attuazione del quadro normativo vigente, allo scopo di rafforzare il sistema di prevenzione e contrasto delle condotte lesive in materia ambientale. Un protocollo che avrà una forte declinazione sul fronte delle Alpi Apuane e, in particolare, sui controlli alle cave. Tema caldo e sensibile ormai da diversi anni, come evidenzia il protocollo ma soprattutto l’atto che ne accompagna l’approvazione. C’è un aspetto chiave su cui si incentra lo sviluppo della collaborazione: il Piano triennale delle attività di Arpat fino al 2026 prevede "un programma di controlli aggiuntivi delle attività di coltivazione cave nell’area apuana versiliese, mediante la predisposizione di un progetto speciale per il triennio 2024/2026 attivabile già dal 2024 anche attraverso eventuali collaborazioni con altre Amministrazioni".

E qui si innesta la collaborazione operativa con la Guardia di Finanza, che comunque non sarà limitata alle attività estrattive. Perché? Come riporta il documento, "le problematiche ambientali connesse con l’attività estrattiva del marmo nel comprensorio Apuo-Versiliese sono particolarmente complesse in quanto stesse riguardano la gestione dei rifiuti estrattivi e delle acque, sia quelle meteoriche sia quelle utilizzate nel processo produttivo". Innegabile, poi, che già nel passato si siano verificati "casi di inquinamento delle sorgenti per l’approvvigionamento idropotabile, causati da materiali fini derivanti dal taglio del marmo", in alcuni casi tali da avere " conseguenze di ordine pubblico collegate alle evidenti problematiche igienico-sanitarie".

Ma è anche un tema complesso, non facile da risolvere con i soli controlli di Arpat: "La complessità degli aspetti ambientali richiede la definizione di un sistema di sicurezza multidisciplinare ed integrato che possa utilizzare le sinergie derivanti dalla convergenza di diversificate professionalità e specializzazioni".

Quindi, Comando regionale della Guardia di Finanza e Arpat, ciascuno per le proprie competenze, "hanno ravvisato la necessità di un potenziamento dell’attività di controllo, operando in modo coordinato e mediante azioni sinergiche, secondo principi di efficacia, efficienza ed economicità, al fine di una costante verifica sul territorio per gli aspetti ambientali connessi alle attività di coltivazione delle cave nel territorio ApuoVersiliese", che rientra all’interno del protocollo d’intesa siglato a metà marzo, "con particolare riferimento alla salvaguardia e tutela delle matrici ambientali". Uno scambio continuo e propositivo di dati, notizie, informazioni e analisi utili alla collaborazione operativa sui controlli, programmando dei calendari congiunti annuali sulle cave, prima di tutto, ma anche sui cantieri navali che rientrano all’interno del protocollo. In particolare, per le cave è prevista una mirata attività di controllo sugli aspetti ambientali come emissioni, scarichi, rifiuti, materiali fini (marmettola) connessi alle operazioni di taglio ed estrazione, con particolare attenzione sulla tutela della risorsa idrica e dell’acqua potabile.