
Via le barche dal deposito: scatta l’ordinanza
Nel cuore della zona industriale apuana, lungo via Dorsale, c’è un deposito illegale di barche, in buona parte fatte a pezzi e abbandonate. Sono lì da circa 4 anni, tanto che ormai la vegetazione le ha in parte ricoperte. Soprattutto non dovrebbero esserci. Sono state portate qui di nascosto, in un tentativo di smaltimento illegale inserita nella maxi operazione Caronte, culminata nel 2020 con gli arresti eseguiti dai carabinieri coordinati dalla compagnia di Santa Margherita Ligure nelle province di Genova, Napoli, Caserta, Avellino e Massa Carrara, ordinanza di custodia cautelare allora firmata dal gip di Genova, su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia locale, perché l’inchiesta ipotizzava che ci fossero le mani della mafia sullo smaltimento dei relitti delle centinaia di yacht affondati nel porto "Carlo Riva" di Rapallo durante la mareggiata del 29 ottobre 2018.
Materiali che sarebbero stati portati in depositi incontrollati di rifiuti e discariche abusive in quattro distinti siti fra Rapallo, Massa, Marina di Carrara e Giugliano in Campania. Il reato contestato è di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, con lo smaltimento di circa 80 imbarcazioni danneggiate per una movimentazione pari a circa 764 tonnellate. Parte di quelle imbarcazioni arrivò anche nella zona industriale, su un grande terreno dove ancora si trovano, in buona parte fatte a pezzi e ormai coperte da vegetazione infestante. Ieri il sindaco Francesco Persiani ha firmato l’ordinanza che dispone la rimozione delle navi abbandonate illegalmente entro 90 giorni, previa autorizzazione della Procura e del Comune, riprendendo la procedura di diffida già avviata nel 2020 poi sospesa.
Un’ordinanza indirizzata prima di tutto al Porto Turistico Internazionale di Rapallo SpA "Carlo Riva", in qualità di soggetto che per conto degli armatori si era assunto all’epoca dei fatti l’incarico di provvedere alla raccolta dal mare, trasporto, recuperosmaltimento del relitto, la rimozione e lo smaltimento delle imbarcazioni. Dovrà rimuovere quindi gli scafi e i cumuli di rifiuti, oltre a provvedere al ripristino ambientale dell’area ancora posta sotto sequestro, con successiva verifica di eventuali contaminazioni delle matrici ambientali. Le azioni richieste dall’ordinanza possono essere eseguite anche dalla società British Shipways By Cantieri di Baia Srl con sede in Via del Parco Margherita, in qualità di soggetto che ha gestito il trasporto delle imbarcazioni dal Porto Turistico Carlo Riva di Rapallo nell’area della zona industriale apuana o dai proprietari delle imbarcazioni, ben identificati attraverso l’ordinanza. Il documento ripercorre in parte i fatti, dopo l’avvio delle indagini con i sopralluoghi effettuati al terreno in via Dorsale dove sono stati "rinvenuti i resti di 8 imbarcazioni provenienti dal Porto Turistico Carlo Riva, già parzialmente demolite e ammassate alla rinfusa, in un’area sprovvista di autorizzazione alla gestione di rifiuti e in assenza dei necessari presidi ambientali" oltre a "due ulteriori cumuli di rifiuti abbandonati". Il report Arpat aveva evidenziato come tutte le imbarcazioni contenessero ancora sostanze, materiali e dispositivi pericolosi.