Massa, 4 novembre 2017 - I tesori un tempo custoditi a Villa Massoni non ci sono più, in gran parte: venduti, rubati o ‘spariti’ fra le pieghe del tempo. Dei fasti dell’epoca dei duchi e della nobiltà rimane ben poco: decenni di incuria e degrado hanno spazzato via la bellezza stessa della struttura che oggi, qua e là, si piega sotto gli acciacchi del tempo. La tinteggiatura del loggiato centrale frontale dell’edificio principale, con le fasce decorative a contorno, presente nel 1975, nel 2007 era già scomparsa.
Resta il fascino di una storia impressa nelle radici stesse della città e la speranza che un giorno la Villa possa tornare a splendere grazie a una preziosa impresa di restauro che costerà circa 80 milioni. Non è escluso, però, che fra i rovi e nelle ‘segrete’ stanze, inaccessibili ormai da decenni, non si nascondano tesori intatti da salvare e magari riconsegnare alla città. Anzi, un reperto prezioso e antichissimo, risalente all’epoca della Roma Imperiale, è ancora lì. E’ forse uno dei più importanti ancora conservati all’interno di Villa Massoni ed è in buone condizioni. Si tratta di un sarcofago romano ‘strigilato’ di marmo lunense, con musa e poeta, risalente al III secolo dopo cristo, collocato in uno dei loggiati della Villa. Un reperto sottoposto a un proprio vincolo, ulteriore a quello posto su Villa Massoni, con decreto ministeriale del 18 ottobre del 1978.
A dare la notizia della sua presenza in Villa la nota del Mibact di ottobre 2016, in risposta all’interrogazione dell’ onorevole Martina Nardi: a febbraio del 2015 la Soprintendenza archeologica aveva effettuato un sopralluogo nella Villa e aveva trovato il sarcofago, in buono stato di conservazione. Non era comunque tutto in regola: la vasca di marmo, probabilmente di Carrara, su cui poggiava nel 1978 era ‘sparita’. Fra febbraio e luglio dello stesso anno la Soprintendenza effettuò altri 3 sopralluoghi evidenziando «un totale e completo abbandono degrado, gravi infiltrazioni di acqua, controsoffitti in cannuccio decorati ceduti all’ingresso e all’ultimo piano. All’interno – la nota del Mibact che fa più male – non erano presenti opere d’arte». C’era quindi da salvare il salvabile, per la Soprintendenza, in particolare l’antico sarcofago romano proveniente dagli scavi di Ostia che il cardinale Alderano Cybo-Malaspina inviò alla fine del ‘600 al duca Carlo II Cybo-Malaspina per riempire i ‘vuoti’ dei loggiati di Villa Massoni. Il reperto andava trasferito, temporaneamente, in un luogo più protetto.
La Soprintendenza ‘sensibilizzò’ in tal senso il sindaco di Massa, Alessandro Volpi, che si è messo a disposizione dal 2015 per sostenere l’onere del trasferimento e deposito in una struttura di proprietà del Comune in grado di offrire «garanzie di sicurezza e pubblica fruibilità». «Abbiamo manifestato – conferma Volpi – la nostra disponibilità alla Soprintendenza e se ci contattassero per mettere in salvo il sarcofago sin dalle prossime non ci tiriamo certo indietro. Potrebbe trovare spazio al Museo Gigi Guadagnucci a Villa Rinchiostra». Ora la mossa spetta alla Soprintendenza.
Francesco Scolaro