VINCA (Fivizzano)
Una memoria da rielaborare per costruire un futuro vivo. Di pace e di arte, di comunità e di azione. Non un sogno ma un progetto, non una chimera ma un seme che sta germogliando, passo dopo passo. Il primo un anno fa quando a Vinca, il paese teatro di una delle stragi naziste più cruente e vittima dell’emigrazione delle generazioni successive, è arrivato un gruppo di artisti guidati da Michelangelo Ricci, regista, poeta, drammaturgo e cantautore, nato alla Spezia e cresciuto in Lunigiana per poi girare l’Italia con il suo bagaglio di ideali e creatività.
Hanno realizzato il primo festival, “Vincanta La memoria che resiste“. E, con l’aiuto degli abitanti, sono riusciti a portare più di mille persone nel borgo di pietra incastonato in fondo alla valle del Lucido, tra le vette del Pizzo d’Uccello, del Garnerone e del Sagro. Lì dove l’anno della strage vivevano 800 persone e oggi si contano 80 abitanti, case diroccate e abbandono. Oggi il “ciak“ sulla seconda edizione: tre giorni di opere d’arte, canzoni, documentari, performance, che precedono la giornata di sabato, dedicata alla commemorazione della strage.
Loro, gli artisti che stanno seminando nuova vita a Vinca, sono l’associazione LiberLabor, che collabora con Il Teatro dell’Assedio, Compagnia Ribolle, PanchePancheTeatro, Edizioni Scomparse e gli abitanti del paese, con la coordinazione artistica di Michelangelo Ricci. Oggi abitano nell’ex scuola elementare, presa in affitto dal Comune di Fivizzano e trasformata nel centro operativo del loro lavoro, fulcro di incontri di comunità e spazio in cui accogliere artisti. A inizio agosto ha ospitato un campus che è stato luogo di formazione e confronto, anche centro di creazione che ha prodotto un docufilm sull’eccidio, “La dea di Pietra“, uno spettacolo multimediale tra arti visive, musica elettronica e teatro (“OperaVinca”) e tanti altri eventi di cui gli spazi del borgo in questi tre giorni saranno palcoscenico: dal murales che ha ridato vita all’ex cinema diroccato le cui figure narrano le vicende della strage tramandate fino ad oggi, alla scrittura di poesie e canzoni dedicate al borgo e alla sua storia. Ma l’obiettivo è un percorso di azioni che non si esaurisca giorni ma duri tutto l’anno.
"Abbiamo scelto il paese di Vinca come luogo di pratica civile e creazione artistica – spiegano – . Vogliamo contribuire a fare rinascere una comunità attiva fondata sulla rielaborazione dei terribili eventi dell’eccidio nazifascista del 1944 per costruire un messaggio e una pratica di pace". "Abbiamo affittato la scuola. Di più non potevamo fare – spiega il regista Michelangelo Ricci in un video –. A noi interessa molto anche la vita di Vinca, ciò che potrebbe diventare". "Bisogna seminare" lo spronano gli abitanti rimasti a Vinca che non vedono l’ora di poter tornare a uscire di casa e incontrare gente, incontrare giovani. "Perché il paese è bello, meriterebbe di ritornare..."
E sta cominciando a farlo. Intanto il campus e il festival, con la direzione di Michelangelo Ricci, in collaborazione con la sua compagnia Il Teatro dell’Assedio e l’associazione LiberLabor. Insieme hanno lanciato una campagna crowdfunding: “Vinca una comunità d’arte per una cultura di pace” sul sito www.produzionionidalbasso.com, una raccolta fondi per rendere ognuno sostenitore e partecipe sia del festival Vincanta che del progetto più ampio di rinascita del paese attraverso azioni artistiche, sociali e culturali. Il finale del sogno è un centro creativo e culturale permanente, "un luogo aperto e vitale in cui la partecipazione orizzontale e la creazione condivisa siano motore di rigenerazione sociale ed economica per un paese dimenticato da ottant’anni".