Carrara, 26 novembre 2022 - Finalmente il Centro antiviolenza ‘Donna chiama donna’ di Carrara ha una nuova sede: uno sportello di ascolto per le vittime di violenza, inaugurato in occasione del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Una quarantina di metri quadrati al piano terra dell’ex tribunale di San Martino, dove c’è persino un divano rosso, che in caso di necessità può ospitare per la notta una donna disperata. All’inaugurazione, nonostante la pioggia, hanno partecipato molte persone. C’erano la sindaca Serena Arrighi che ha tagliato il nastro, la vice sindaca e assessore al sociale Roberta Crudeli, l’ex assessore al sociale Anna Galleni, il consigliere regionale Giacomo Bugliani, le forze dell’ordine che collaborano attivamente con il Cif, Bernarda Franchi della Fondazione Marmo che ha sponsorizzato parte della struttura (altri aiuti sono arrivati dalla Fondazione CrC, dall’antiviolenza di Regione Toscana e Fondazione Marcegaglia), ma soprattutto c’era lo staff al completo del Centro antiviolenza: la presidente Nella Pisani, la responsabile Francesca Menconi, le volontarie e le assistenti sociali.
Tutte persone impegnate in prima linea nell’aiutare le donne vittima di violenza, carraresi, straniere e anche non vedenti. Grazie alla collaborazione con l’Unione ciechi e ipovedenti di Massa Carrara è stato realizzato il volantino con i numeri e le spiegazioni di come rivolgersi al Cif in Braille. E poi l’inaspettata visita di don Raffaello Piagentini, che ha benedetto la struttura e tutte le persone che ci lavorano.
Prima del taglio del nastro la sindaca Arrighi ha detto: "Carrara è una città solidale che non si volta dall’altra parte davanti ai soprusi. Il centro antiviolenza ‘Donna chiama donna’ è uno degli esempi. Quello che fa il centro antiviolenza è qualcosa di concreto e tangibile, è un aiuto su cui tutte le donne in difficoltà possono contare. Le donne carrarine nei periodi più bui della nostra storia si sono sempre rimboccate le maniche. Non posso che pensare alle nostre donne del 7 luglio quando vedo le immagini terribili che ci arrivano dall’Iran dove altre donne stanno combattendo la propria battaglia contro i soprusi di un regime. Il flash mob, il convegno del 19 novembre sono stati momenti commoventi, l’inizio di un coinvolgimento nato dal basso. Per questo lancio un appello a tutte le altre donne che, come me, ricoprono un ruolo istituzionale: uniamoci, lavoriamo assieme perché la lotta delle nostre compagne iraniane sia la nostra lotta".
Francesca Menconi, che da sempre è l’anima del Cif, non vede l’ora di mettersi al lavoro nella nuova sede di San Martino: "I dati sulle violenze – ha detto a margine dell’inaugurazione – restano alti. Prima della pandemia a noi si rivolgeva circa un centinaio di donne all’anno, adesso siamo sull’ordine delle settanta, ma a fronte di una diminuzione di contatti sono aumentate le denunce. Le nostre volontarie fanno un lavoro grandissimo, parlano diverse lingue tra cui l’arabo, riuscendo così a comunicare anche con chi non sa parlare italiano. Le donne maltrattate che si rivolgono a noi sono un po’ di tutte le età e di tutte le nazionalità. Un tempo venivamo dopo che i figli erano diventati maggiorenni, adesso le cose sono cambiate e si rivolgono noi anche le giovanissime".