Carrara, 17 dicembre 2022 - Una storia difficile da raccontare, che vede da una parte una ragazzina allora 14enne nelle mani di un uomo del doppio della sua età. Una vicenda che era iniziata nel 2015 e che si era portata avanti per un anno, fino a quando il personale del pronto soccorso non si erano accorto dell’accaduto durante una visita medica e aveva denunciato tutto. Nemmeno la famiglia si era accorta di quanto la giovane, con disturbi di apprendimento, era coinvolta suo malgrando in questa situazione che ha un sapore morboso.
È arrivata la sentenza che di fatto condanna il 38enne a 2 anni e mezzo di carcere, per l’accusa di atti sessuali con una ragazzina che all’epoca dei fatti non aveva facoltà, visti i suoi pochi anni di vita, di decidere cosa era giusto o meno per lei. Sul banco degli imputati erano finiti anche i genitori della ragazzina, con l’accusa di aver assecondato questo comportamento da parte del 38enne, ma alla fine sono stati assolti perché non sono state sufficienti le prove per condannarli ai loro doveri di educatori dell’allora 14enne. I fatti risalgono a cinque anni fa: il ragazzo, che all’epoca dei fatti aveva 38 anni, aveva fatto andare la giovane a casa sua e si era consumato un rapporto sessuale. Nelle settimane successive il rapporto va avanti, con la famiglia che non si oppone a questa storia che di normale non ha nulla. Anzi, la ragazzina con problemi di apprendimento a scuola, afflitta da un lieve ritardo mentale, inizia a stare sempre di più con il ragazzo, tanto da iniziare a convicerci e la relazione andrà avanti per circa un anno.
Durante un controllo al pronto soccorso la giovane rivela al personale sanitario di aver avuto rapporti sessuali. All’epoca dei fatti era ancora 14enne e subito scattano le indagini. La giovane "viene condotta – come si legge nella sentenza di condanna emessa dal giudice Augusto Lama del tribunale di Massa – in una comunità educativa assistenziale, dove è rimasta sino al compimento del diciottesimo anno, viste anche la difficile e degradata situazione di vita familiare in cui la minore viveva".
Si è andati avanti col processo e al momento dell’incidente probatorio che ha riguardato la ragazzina, quest’ultima non si era resa conto dello stato di grande disagio nel quale viveva, rispondendo alle domande della Procura minimizzando i fatti. Questo però non è passato inosservato dal giudice, che di fatto ha condannato il 38enne a due anni e mezzo di carcere e il pagamento delle spese processuali.