ALFREDO MARCHETTI
Cronaca

Violenza sulle donne. Riflessioni allo Zaccagna

All’incontro della professoressa Giuntini ospite Vatteroni di ’Migrantes’. Ripercorse figure femminili come Gentileschi e quadri rimasti nella storia.

La giornata di approfondimento con Sara Vatteroni

La giornata di approfondimento con Sara Vatteroni

L’istruzione degli Adulti Zaccagna Galilei di Avenza ha ospitato la Sara Vatteroni, responsabile regionale della Fondazione Migrantes, per parlare di violenza sulle donne. Gli studenti della scuola serale hanno seguito con interesse e partecipazione l’incontro che la professoressa Cristina Giuntini ha introdotto con un intervento di taglio poco didascalico: "L’analisi di alcune opere attraverso le quali i movimenti artistici hanno trattato questo tema – scrivono gli organizzatori –. Nel Rinascimento Tiziano Vecellio dipinge “Miracolo del marito geloso” dove si mostra un femminicidio e, sullo sfondo, S. Antonio che perdona l’uomo e resuscita la donna. L’opera mostra come in quel tempo fosse presente un dibattito che andava scongiurando i metodi violenti come mezzi per “educare”.

Successivamente Artemisa Gentileschi volge la sua arte verso un potente strumento di denuncia in seguito al torto che ha subito. "Dipinge più volte donne che rappresentano forme di riscatto – proseguono gli organizzatori –: Lucrezia, Susanna, Giuditta, S. Maria Maddalena. Durante l’impressionismo Edgar Degas, con toni drammatici dipinge “Le viol” (in italiano, lo stupro). L’artista non ci mostra la violenza, ce la fa solo immaginare, ma la tensione è ancora nell’ aria. “Le viol” è anche il titolo dell’opera di Magritte. La donna è ritratta come puro oggetto di desiderio, privata di identità, conferma di come alcuni uomini identificano la donna con il suo corpo. Siamo nel periodo del surrealismo che mira a esprimere nelle varie forme d’arte la voce dell’io interiore senza il controllo della ragione. Nel 1984 Nan Golding, fotografa americana, realizza un autoritratto dal titolo esplicativo “Un mese dopo essere picchiata”. La Goldin non nasconde ciò che è scomodo e ci sbatte in faccia la realtà".

Prendendo spunto da questa introduzione, la Sara Vatteroni ha posto alcune questioni lasciando spazio agli interventi degli studenti che hanno potuto esprimere le loro idee basate anche sulle proprie esperienze personali. Il dibattito è servito a guardare dentro di sé e a prendere coscienza delle debolezze umane. Ognuno di noi è chiamato ad intervenire perché se non combattiamo tutti insieme è impossibile vincere ogni forma di prevaricazione e violenza verso il prossimo.