ANDREA SPINELLI
Cultura e spettacoli

Bollani e Jannacci, un piano per due: "La musica va oltre i nostri nomi"

Stasera il primo appuntamento a Massa per “Palcoscenici stellati“, domani nel borgo di Bibbiena

Frida Bollani Magoni

Massa, 16 luglio 2024 - Due figli d’arte e un’unica grande passione. Il piano. Parola di Paolo Jannacci e Frida Bollani Magoni in concerto assieme stasera in Piazza Aranci a Massa per “Palcoscenici Stellati” e domani in Piazza Tarlati a Bibbiena sotto l’egida della rassegna “Naturalmente pianoforte” diretta da Enzo Gentile. “Portiamo cognomi con un certo peso nelle cose della musica che creano aspettative” ammette la figlia di Stefano Bollani e Petra Magoni ben sapendo di non poter certo deludere quelle attese.

Qual è il terreno comune su cui vi siete trovati?

Jannacci: “Il carattere. Lei ha apprezzato subito il fatto che fossimo entrambi del segno della Vergine e quindi persone precise”.

Bollani: “Lavorando per la stessa agenzia, abbiamo chiesto alla nostra manager di poter fare qualcosa assieme. La prima occasione ce l’ha data un anno fa Piano City, a Milano, e questi due concerti rappresentano l’evoluzione di quel primo incontro”.

Cosa avete in programma?

Jannacci: “Lo spettacolo diviso in parti più o meno uguali: un set a testa e un terzo assieme”.

Bollani: “Il pianoforte è già di suo uno strumento molto completo. Figurarsi due. Anche se il risultato può essere molto bello, non è facile farli dialogare. Perché l’incontro di due pianoforti non è un’esecuzione a quattro mani, ma qualcosa di simile a due orchestre che comunicano tra loro”.

Paolo, in scaletta c’è un brano di papà Enzo?

Jannacci: “Certo, ho chiesto a Frida di fare assieme ‘Vincenzina e la fabbrica’. Perché lei è un usignolo, ha un orecchio pazzesco e lo interpreta proprio bene. Le ho proposto pure un mio brano intitolato ‘Solaris’ e mi ha subito detto di sì, altre proposte invece le ha declinate perché sa quel che vuole”.

Bollani: “’Vincenzina’ l’avevamo eseguita pure a Piano City. Avrei tanto voluto fare ‘Vengo anch’io’, ma non c’è stato modo di prepararla. Stavolta, invece, forse sì”.

Jannacci: “‘Insensatez’ di Antônio Carlos Jobim, che durante l’esecuzione vorrei spettacolarizzare un po’ percuotendo la cassa armonica del pianoforte con le mani per offrire così alla mia partner un accompagnamento ritmico”.

Bollani: “Il mio Brasile l’ho ereditato da papà. Così fan da aver chiamato perfino il cane Jobim”.

Lei Frida cos’ha proposto a Jannacci?

Bollani: “‘Sir Duke’ di Stevie Wonder, perché forse non tutti sanno che io e Paolo abbiamo condividiamo pure la passione per un altro strumento: il kazoo. E io mi sono innamorata di una versione di quel pezzo con all’interno frasi di kazoo. Un altro brano che gli ho proposto è ‘The man who isn’t there’ dell’israeliano Oriel Lavie”.

A Bibbiena l’idea del piccolo concerto nel piccolo borgo quanto la stimola?

Jannacci: “Papà e Dario Fo mi hanno insegnato che non esistono palcoscenici migliori o peggiori, come non esistono pubblici migliori o peggiori, ma piuttosto artisti decenti e indecenti. Ovviamente il borgo, per noi che abbiamo bisogno di attenzione e non di bombe atomiche che esplodono ogni quattro misure, è meglio. Anche se per me suonare all’aperto è più difficile che al chiuso.

Bollani: “Andando ancora a scuola, i primi tour della mia vita li ho fatti soprattutto d’estate all’aperto. Ma alla fine non ne potevo più. Nei cortili la notte può fare anche freddo, ci sono le zanzare, mentre i teatri sono fatti per la musica. Non vedevo l’ora di arrivarci. Ma una volta raggiunto l’obiettivo ho cominciato ad avere nostalgia delle notti all’aperto. Quindi, non saprei scegliere”.