![Adrien Brody e il regista Brady Corbet durante la presentazione del film a Madrid lo scorso 17 gennaio (Epa/Daniel Gonzalez) Adrien Brody e il regista Brady Corbet durante la presentazione del film a Madrid lo scorso 17 gennaio (Epa/Daniel Gonzalez)](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/ZDYyZDJiMDgtYzVmNy00/0/spain-cinema.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Adrien Brody e il regista Brady Corbet durante la presentazione del film a Madrid lo scorso 17 gennaio (Epa/Daniel Gonzalez)
Carrara, 11 febbraio 2025 – Un film su un architetto brutalista (di fantasia) che dura tre ore e 35 minuti che si posiziona al secondo posto degli incassi in Italia nel fine settimana. Basta questo dato a spiegare quanta attesa circondasse “The Brutalist”, la pellicola di Brady Corbet candidata a dieci Oscar tra cui miglior film, regia, attore protagonista (Adrien Brody), attore e attrice non protagonista (Guy Pearce e Felicity Jones), sceneggiatura e colonna sonora.
Un film monumentale, prezioso nei suoi mille dettagli, lungo, lunghissimo (anche troppo) ma mai noioso, magari con qualche sbavatura (le immagini cartolina quando la scena si sposta a Venezia con le gondole e il campanile di San Marco a uso e consumo del pubblico americano magari stonano con l’armatura rigorosa del film, accompagnato invece da una colonna musicale strepitosa). E che si lega a un certo punto con la Toscana: circa a metà pellicola la vicenda dell'architetto ebreo ungherese László Tóth (personaggio di fantasia) e del suo mecenate interpretato da Guy Pearce, si sposta a Carrara, dove il marmo è protagonista. E qui le cave di Carrara diventano centro della scena, bisogna dire rappresentate con potenza e rispetto quasi sacrale: forse il miglior spot possibile per questa terra. Dagli Stati Uniti i protagonisti arrivano in Toscana perché quello di Carrara, spiega Brody-Tóth, è il marmo migliore del mondo e della storia, impareggiabile, unico. E quando il cavatore Orazio (l’attore Salvatore Sansone) li accoglie, non ci sono le parole ma solo le immagini a illustrare il rapporto quasi carnale con quel materiale, abbracciato e quasi incorporato dai personaggi nell’imponenza delle cave carraresi e con le Alpi Apuane che svettano sulla scena. Il marmo diventa così quasi un personaggio della storia.
Le scene sono state girate state girate nelle cave Bettogli e nell’antica drogheria Riacci di corso Rosselli, in centro a Carrara. Come ricorda Vogue, il regista Corbet e Brody avevano fatto un sopralluogo in zona nel 2022, visti a cena all’enoteca Marcucci di Pietrasanta.