Carrara, 8 settembre 2023 - Ha scelto il tema “Umanità“ per riflettere su cosa ci renda umani. Quanto ci sia oggi più che mai bisogno di tornare a recuperare quella dimensione tipica dell’uomo che si sta sempre più sgretolando sulla minaccia di pandemie, guerre, nuove tecnologie, intelligenze artificiali. Così la filosofa Laura Boella, direttrice del Festival Con-Vivere che fino a domenica animerà il centro storico di Carrara con dibattiti, concerti, teatro e arte, ha affrontato un tema su cui ha impegnato gran parte della sua carriera.
Nel corso di un intervento che ha aperto la kermesse organizzata per la diciottesima volta dalla Fondazione Cassa di risparmio di Carrara, la ex docente di Filosofia morale e di Etica dell’ambiente all’Università statale di Milano, ha affrontato il tema da diversi punti di vista.
Come possiamo tornare a essere umani?
"Intendo parlare di Hannah Arendt, del suo agire politico – ha spiegato la filosofa che ha dedicato gran parte della sua ricerca alle figure femminili del ’900 –. Una donna ebrea, tedesca, che ha vissuto in pieno la dittatura. Prendo le mosse dall’intenzione del saggio di Hannah Arendt, L’umanità in tempi bui. A distanza di decenni, la domanda che riecheggia in questo scritto è ancora la nostra e ha trovato uno sviluppo particolarmente interessante in una pensatrice ungherese di vent’anni più giovane, Agnes Heller, che ha insegnato a New York negli anni Ottanta nella stessa cattedra di Hannah Arendt e, avendo avuto il dono di una lunga vita, ha potuto confrontarsi con i problemi del nuovo millennio. Sia Arendt che Heller adottano un doppio sguardo, facendo propria la scommessa, tradita, fallita di un ideale universale come quello di umanità. I recenti stravolgimenti ci impongono il recupero della dimensione umana".
Heller ha insistito sull’importanza del dialogo...
"Heller ha approfondito le famose cene di Immanuel Kant. Emerge una figura di filosofo curioso, vicino alla gente, interessato del prossimo. Kant era solito organizzare cene con giovani, donne, colleghi per approfondire la conoscenza. Qui i ruoli di spettatori e di attori si combinano e vengono messi in atto in relazioni sociali concrete. Il simposio, di platonica memoria, il convivio (con-vivere) rivive nella tavola allestita da Kant in cui si svolge una conversazione accompagnata dal piacere del cibo e delle bevande, ma soprattutto dello stare insieme".
Un argomento che si concilia con il tema del festival.
"Dobbiamo ripartire dall’importanza di comunicare fra di noi. A voce, lontani dalle nuove tecnologie che spesso isolano l’uomo. Pensi ai ristoranti: quanti bambini sono seduti con i genitori con cuffie e tablet. Quanti adulti hanno il telefono in mano e non parlano. Le famiglie, soprattutto i genitori dovrebbero recuperare questa dimensione importante per la crescita e il confronto. Anche il dibattito politico deve essere gestito in maniera più “umana“. Ci vuole un modello alternativo che non vuole sfuggire al digitale, ma che tenga in considerazione le conversazioni old style. È il momento di abbandonare talk show violenti e rissosi. Non siamo più abituati ad ascoltare chi la pensa in modo di verso da noi. Kant ci insegna qualcosa di difficile, ma non è escluso che dal festival vengano fuori nuove soluzioni".
Nella sua vasta formazione ha indagato anche sul rapporto fra neuroscienze e tecnologie .
"Compito di noi filosofi non è totalizzare il negativo. Così si terrorizza il pubblico. Dobbiamo pensare al futuro e rispondere ai dubbi di tutti. Ripensare l’umanità vuol dire mettere al centro il fatto che non l’Uomo con la maiuscola, ma donne e uomini, ognuno con la propria unicità, abitano, condividono e si prendono cura della Terra".