Carrara, 22 marzo 2021 - In quei «torbidi nuvoli» che avvolgono la valle del Magra ti ritrovi all’improvviso immerso. Ma è solo un passaggio, giusto il tempo che, come aveva immaginato Dante nel canto dell’Inferno, "tragge Marte vapor" e all’improvviso si spalanca la finestra sui luoghi in cui il Sommo poeta si rifugiò, ospite dei Marchesi Malaspina, e ricominciò a scrivere la Divina Commedia.
Luoghi dove storia e leggenda si incrociano. Fa parte della storia il 6 ottobre del 1306 quando Franceschino Malaspina, marchese di Mulazzo, in nome suo e dei nipoti Moroello e Corradino, dà al poeta il potere di rappresentarli per concludere il trattato di pace di Castelnuovo Magra con Antonio Nuvolone di Camilla, vescovo-conte di Luni. A 700 anni dalla sua morte val la pena di scoprire quella valle di cui Dante fu "litorano tra Ebro e Macra, che per cammin corto parte lo Genovese dal Toscano".
E’ la Lunigiana storica, lungo le sponde del fiume Magra, dalla foce alla fonte, districandosi tra una miriade di torri, borghi, castelli e monasteri, saltanto dalla Toscana alla Liguria e viceversa. Terra di storia e leggende. Appartiene alla fantasia popolare il racconto sul luogo nascosto e inaccessibile del castello di Trebiano (La Spezia) che nasconderebbe ancora il manoscritto della Divina Commedia, cercato e mai trovato.
Un viaggio che comincia dal borgo medievale di Mulazzo. Sembra fermo al tempo che lo vedeva capitale dello Spino Secco, il ramo ghibellino del Casato dei Malaspina, e ti aspetti di incrociare il poeta con l’amico e mecenate Moroello. Scendi a fondovalle e arrivi a Villafranca in Lunigiana, incroci la Via Francigena e trovi i resti del castello di Malnido, maniero di Corrado Malaspina, il Giovane, protagonista del canto VIII del Purgatorio.
Fra storia e leggenda la lettera scritta intorno al 1315 da Frate Ilaro al condottiero ghibellino Uguccione per raccontargli di Dante al monastero di Santa Croce, detto del Corvo, ad Ameglia. E tornando in Toscana val una sosta il maniero del XII secolo che vigila su Fosdinovo. Lì, nella torre di Levante, secondo D’Annunzio, Dante dormì e compose i versi dell’VIII canto dell’Inferno: l’arrivo nella città di Dite in cui sono dannati gli eretici.
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