Pescia (Pistoia), 6 maggio 2024 – Tributo al Mito, con rispetto e una punta di affetto: a tratti, persino devozione. Se Mina Anna Maria Mazzini, per tutti unanimemente Mina, avrà la possibilità di vederlo, se ne compiacerà: “Vorrei che fosse Amore”, la nuova produzione del Teatro Verdi di Montecatini Terme, omaggio tra musica e parole alla voce più iconica della canzone italiana (di sicuro; probabilmente qualcosa di più), è un’interpretazione rispettosa della sua storia, della sua grandezza. Nella data zero, tenutasi in un Teatro Pacini di Pescia gremito e ricco d’entusiasmo, grazie all’eleganza e alla voce, speciale, di Silvia Mezzanotte, alla dinamicità e al talento di due attori, Sabrina Ottonello (che sostituiva Beatrice Baldaccini) e Gabriele Colferai, e a un ensemble tutto al femminile di 10 elementi diretto da Andrea Albertini, l’atmosfera soffusa e le luci della “Bussola” nel giorno del suo ultimo live sono resi bene.
È un salto all’indietro nel tempo, un viaggio, gradevolissimo, sino al 23 agosto 1978, quando nel leggendario Teatro Bussoladomani sul lungomare di Lido di Camaiore, Mina saliva sul palco per il suo ultimo live, prima del definitivo ritiro dalle scene. È proprio quella notte indimenticabile, l’ambientazione della rappresentazione. E così, con Silvia Mezzanotte, voce tra le più apprezzate del panorama italiano, una delle ragioni dei successi dei Matia Bazar post Antonella Ruggiero, protagonista discreta, ecco i due attori che, attraverso i brani della Tigre di Cremona, portano in scena, con grazia, la loro imprevedibile storia d’amore. E l’anteprima nazionale del tour, che proseguirà nelle maggiori città italiane a partire da Milano giovedì prossimo, non è stata “sporcata” neppure dalla maleducazione di chi, tra il pubblico presente, ha pensato bene di litigare per tutta la sera.
Alla fine, è parsa una storia nella storia, quasi fosse stata fatta di proposito: bisticciavano sul palco i due innamorati, si scontravano, fuori, un signore e una signora archetipi di quest’era social. Applausi scroscianti per Mezzanotte, nell’occasione circondata dagli affetti più cari, i familiari, e parsa visibilmente emozionata al momento dei ringraziamenti, e per tutti gli altri, bravi, a iniziare dall’attore, autore dei testi nonché regista Gabriele Colferai. Se Baldiccini è una certezza, la giovine Ottonello è stata una piacevolissima scoperta: esuberanza e freschezza, ma senza strafare, senza essere volgare.
“Nella mia carriera, le sfide sono all’ordine del giorno: basti pensare che ho sostituito un’altra grande voce quale Antonella Ruggiero nei Matia Bazar – fa sapere, Silvia Mezzanotte –. Pur essendo abituata alle sfide, devo confessare che interpretare Mina mi emoziona molto. Ho sempre cantato le voci femminili, solo che Mina l’ho tenuta a lungo nel cassetto perché la venero. Poi, nel 2016, a ‘Tale e Quale Show’ su Raiuno, mi fecero cantare ‘Brava’. Vinsi e mi sono resa conto che durante i concerti quel pezzo è tra i più richiesti. Ho capito che c’è voglia di ascoltare queste canzoni: attenzione non imito, interpreto con rispetto. Sono emozionata e contenta di interpretare Mina: c’è notevole pathos sul palco, anche grazie ai testi e alla regia di Gabriele Colferai, all’ensemble Le Muse, già noto per aver portato in tour in Europa ‘L’Omaggio a Morricone – musiche da Oscar’, concerto diretto dal maestro Andrea Albertini, cui è affidata la direzione musicale anche di questo show”. Che cosa è necessario possedere per mettersi alla prova con il repertorio della “Tigre di Cremona”? “Bisogna avere caratteristiche tecniche e qualità interpretative, che scaturiscono dal vissuto. Avendo superato i cinquant’anni, posso affrontarla. Ma piedi ben piantati a terra e braccia protese verso il cielo, per dare spessore al personaggio”. Mancano le belle voci in questo particolare periodo storico? “Rassegniamoci al fatto che siamo ‘felicemente boomer’, affezionati a un certo sound, a un certo modo di cantare. Insegno canto. Insegno a cantare bene, per poi togliere, sporcare: in questo momento, l’intonazione parrebbe un surplus, visto che ci sono delle macchine che sopperiscono. Ma attenzione: Annalisa e Angelina Mango, per fare due nomi, sono talentuosissime, così come Mengoni”. Per Fabio Concato, dei cantanti attuali resterà poco tra 40 anni. “Sono d’accordo. Non è solo questione di come cantano, è cambiata pure la fruizione dei brani, divenuta velocissima. Un tempo le radio passavano i pezzi per mesi. Oggi tutto brucia in fretta: per questo sono meteore, difficile che resistano al tempo. Quanto a noi, non siamo morti, ma se ascoltiamo le radio parrebbe di sì. Esistiamo. Il tributo a Mina è uno spettacolo per tutti, adatto a tutte le età. Vi aspetto: evviva”.