Montecatini 2 luglio 2013 - Fu l'amore a portarlo a Monsummano, dove resterà per sempre adesso, ricongiungendosi di nuovo con la moglie Roberta, che la vita gli aveva portato via 10 anni fa. Si terranno oggi alle 16 i funerali di Carlo Furlanis, il calciatore veneto che si era trasferito in Valdinievole dopo una fortunata carriera con Bologna, passando in seguito anche dalla Fiorentina, l'Empoli e la Monsummanese. Il mite difensore, universalmente riconosciuto come persona sobria e umile, è venuto a mancare all'età di 74 anni nella notte di ieri all'ospedale di Pescia, dopo 20 giorni di degenza in seguito alle complicazioni dovute ad un male incurabile di cui soffriva da 5 anni.
«Ho avuto l'onore di conoscere Carlo Furlanis quando ero ancora un ragazzo di bottega in uno studio – ha detto il sindaco di Monsummano Rinaldo Vanni – e lo ricordo sempre come una persone di grande riservatezza ed umiltà. Era approdato a Monsummano, ai tempi della grande unione calcistica, anche attraverso i contatti con quelli che furono i proprietari bresciani della Grotta Giusti e Marcello Melani, ma in realtà la moglie, Roberta Percussi, dell'omonima falegnameria fu il motivo per lui principale».
Dopo il ritiro dalla carriera calcistica, Carlo Furlanis di era dedicato con passione all'attività del suocero, portando avanti il commercio e la lavorazione del legno.
«Babbo era stato acquistato dal Bologna che era giovanissimo – racconta Francesca, una delle due figlie – aveva solo 17 anni. Con mamma si erano incontrati in un caffè ristorante di Bologna dove lei era capitata a mangiare con un'amica come studentessa universitaria mentre la sua squadra si trovava lì. Mamma era una donna bellissima e fu amore a prima vista con papà che la invitò subito alla cena di una festa ufficiale della squadra». Da quel momento i due non si sono più separati. «Sono stata con babbo fin da ultimo – continua – e fin da ultimo è stato lucido e cosciente. Adesso siamo qui tutti insieme, con mia sorella e le nostre famiglie a ricordarlo come una persona umile, riservata e di grande cuore».
Ed è stato proprio di grande generosità anche l'ultimo atto compiuto dal difensore, perché è stata sua volontà che fossero donate, con la sua dipartita da questo mondo, le cornee, l'unico organo non contaminato dalla malattia che avrebbe potuto far espiantare.
«Aveva le caratteristiche della personalità tipicamente veneta – lo ricorda anche Spaltaco Burchietti, ex dirigente prima del settore giovanile e poi del Monsummano ai tempi di Furlanis – era riservato, si faceva i fatti suoi ma lo ricordo anche come una persona estremamente gentile, educata e disponibile all'incontro con gli altri. Non amava troppo la notorietà e così ha vissuto. Lo ricordo come un atleta alto, longilineo, veloce, laterale. Arrivò a Monsummano quando la squadra era nella sua parabola ascendente passando dalla prima divisione alla quarta serie. Con lui se ne va un pezzo della nostra storia».
Dopo i funerali, che si terranno oggi alle 16 nella chiesa di Vergine dei Pini, la salma sarà sottoposta a cremazione prima della prossima collocazione nel cimitero cittadino.
di Arianna Fisicaro
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