DANIELE BERNARDINI
Cronaca

A lezione di vita. Il monito di Ginetta per non dimenticare: "Ragazzi, vivete in pace"

L’incontro fra la signora Gina Vieri e gli studenti dell’Istituto Chini "Mio padre deportato a Braunschweig, morì sotto un bombardamento".

L’incontro fra la signora Gina Vieri e gli studenti dell’Istituto Chini "Mio padre deportato a Braunschweig, morì sotto un bombardamento".

L’incontro fra la signora Gina Vieri e gli studenti dell’Istituto Chini "Mio padre deportato a Braunschweig, morì sotto un bombardamento".

"Mio padre è morto nel 1944, nel campo di concentramento di Braunschweig. Io avevo appena un anno e non l’ho mai potuto vedere. Lui combatteva in Grecia e poi venne deportato. Morì durante un bombardamento del campo. Per tutta la mia vita ho desiderato di poterlo vedere, l’ho anche sognato diverse volte". La testimonianza di Gina ’Ginetta’ Vieri ha commosso gli studenti dell’Istituto Galileo Chini, ieri mattina, nella sala del consiglio comunale, in occasione delle celebrazioni della giornata della memoria. Il padre Ferdinando, internato durante la Seconda guerra mondiale nel campo di Braunschweig, in Bassa Sassonia. ll tasso di mortalità di questo lager fu straordinariamente elevato. Alla fine del 1944, circa 300 deportati erano morti di fame, malattia e maltrattamento. Pare che lungo tutto il periodo di esistenza di questo campo siano decedute tra le 500 alle 600 persone. Fu evacuato verso la fine di marzo del 1945 perché ormai prossimo alla linea del fronte.

Insieme a Ginetta, all’incontro erano presenti anche il vicesindaco Beatrice Chelli, l’assessore all’istruzione Jessica Zucconi, e l’ex assessore e docente Bruno Ialuna. "Nacqui in casa – ha ricordato Ginetta – mio padre era già al fronte e un vecchio zio andò a chiamare la lavatrice Lunardi. In quel momento la gente aveva tanta paura dei bombardamenti. Mio padre poteva scriverci di tanto in tanto su un pezzo di stoffa. Luì morì quando avevo un anno, durante un bombardamento nel campo di concentramento. Più tardi, siamo stati informati della sua fine da alcuni suoi commilitoni che sono tornati a casa. Mia madre era intelligente e forte: è riuscita a mandare avanti una famiglia con una figlia e diversi anziani". Ginetta ha lanciato un accorato appello ai ragazzi presenti. "Dovete vivere sempre in pace – ha sottolineato – è un dono grandissimo".

Bruno Ialuna ha ricordato la tragica storia di Massimo D’Angeli e della sua famiglia, di cui ha scritto nel romanzo Un’ombra dietro il cuore. Una terribile vicenda avvenuta proprio in questa città. Aveva poco più di un anno Massimo D’Angeli quando, il 5 novembre 1943, venne catturato dai nazisti insieme al padre Mario, alla madre Renata Fiorentini, e al fratello Carlo, a Montecatini. La loro colpa: essere ebrei, il popolo che Adolph Hitler voleva spazzare via dalla faccia della terra. Numerosi storici hanno ricostruito che tra il 5 e il 6 novembre 1943, a Montecatini, furono catturate almeno 21 persone, destinate ai campi di concentramento. Massimo, in base alle ipotesi degli storici, è morto appena giunto ad Auschwitz. Una delle scuole materne di Montecatini è stata intitolata a lui.

Daniele Bernardini