GIOVANNA LAPORTA
Cronaca

"Guarita dalla dengue alle Terme di Montecatini. Quell’acqua fa miracoli, credeteci"

Marisa Fumagalli affezionata turista: "Nessuno sapeva trovarmi una cura. Al Tettuccio mi sono salvata. Stavo malissimo, non mi reggevo in piedi e qui sono rinata"

Le Terme Tettuccio

Montecatini Terme (Pistoia), 12 gennnaio 2023 - Sara Fumagalli viene da Lecco ed è innamorata di Montecatini. Anzi, delle sue acque termali. "Mi hanno salvato - afferma mentre riempie il bicchiere al Tettuccio - e sono convinta che meriterebbero una maggior promozione. Anche i medici delle terme sono bravi e competenti. Eppure, anno dopo anno, vedo sempre meno gente negli stabilimenti. Mi dispiace davvero tanto. Per quanto mi riguarda, vengo solitamente due volte all’anno per le cure idropiniche. Voi avete un tesoro sotto i piedi, dovreste valorizzarlo". Parole che Sara pronuncia sorridendo e senza alcuno spirito di rimprovero.

"Il mio appello è costruttivo - afferma la turista, cliente dell’hotel Adua - la prima volta sono venuta qua nel 1997 con mio padre che aveva i diverticoli e si curava con le acque di Montecatini. Allora ero assessore e mi ero ammalata durante un viaggio. Nessuno capiva cosa avessi. Più tardi, hanno scoperto che si trattava della dengue (causata da quattro virus molto simili e trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta, ndr). Nel frattempo, le acque montecatinesi mi avevano rimesso in sesto". Antonio Mariotti, titolare dell’hotel Adua, è con lei al Tettuccio e ascolta attentamente la storia raccontata per l’intervista. Sono le 11 di domenica mattina. Timidamente, qualche curioso si affaccia col bicchiere di vetro. Sono pochi ma buoni, verrebbe da dire. Intanto, al caffè storico del Tettuccio, l’impeccabile Renzo Borelli e il suo staff sono intenti a servire le colazioni, sotto le volte affrescate e sonnacchiose. Montecatinesi non se ne vedono. Eppure questo luogo sembra uscito da una fiaba.

"Dal 2003 - prosegue Fumagalli - ho iniziato a lavorare nelle missioni in paesi in guerra. Tolto Yemen e Congo, li ho girati tutti. In Sudan ho contratto l’ameba e sono stata malissimo per molto tempo. Nel 2013, dopo due missioni ravvicinate in Pakistan e in Somalia, mi sono ammalata e ho cominciato a girare. Alla fine mi hanno diagnosticato una patologia sconosciuta, la CFS che poi è diventata MECF. Insieme alla fibromialgia, è la sindrome più pesante della quale ci si possa ammalare. E non ci sono cure, purtroppo. Mi hanno seguito il professor Umberto Tirelli dell’Istituto Nazionale Tumori di Aviano e il professor Antonio Gasbarrini del Policlinico Gemelli di Roma. A un certo punto, qualche anno fa, mi torna in mente Montecatini e chiedo a Tirelli se ha qualcosa in contrario. Lui mi risponde di no, del resto non ci sono alternative. Fatto sta che io stavo malissimo, non mi reggevo in piedi. La prima volta mi ha accompagnato mio figlio, non ero in grado di muovermi autonomamente. Con pazienza, mi sono curata, anno dopo anno. Guardatemi ora. La cultura idropinica, purtroppo, a Montecatini è andata perduta. Eppure è noto che i militari, dopo le campagne di guerra, venivano mandati qui per disintossicarsi con risultati quasi miracolosi".