Da Caserta a Montecatini Terme, passando per gli States. Il lungo girovagare di Mattia Acunzo ha portato in maglia La T Tecnica Gema Montecatini un giocatore in rampa di lancio. Dopo la stagione a Salerno l’ala-centro classe 2000, figlio d’arte, vuole consacrarsi definitivamente in rossoblù e il suo avvio di stagione è più che promettente: che giochi 5, 10 o 20 minuti il lungo campano trova sempre il modo di essere incisivo sui due lati del campo.
Chi è e che caratteristiche ha Mattia Acunzo?
"Sono un’ala grande abbastanza versatile: il mio obiettivo è dare sempre energia alla squadra. Diciamo che ho una doppia dimensione, offensivamente cerco di aprire il campo, ma mi piace lavorare anche sotto canestro, in particolare a rimbalzo".
Suo padre Claudio è stato un cestista di alto livello. Quanto ha inciso nella scelta di intraprendere questa carriera?
"Sicuramente tanto, mio padre è stato per anni il mio supereroe cestistico e punto di riferimento, sia nella vita che nello sport. Mi ha insegnato a non lasciar mai niente di intentato, a dare sempre tutto sul parquet".
È stato in America dal 2017 al 2022, alla high school ha vinto due titoli statali e ha giocato in NCAA con Toledo e Robert Morris. Cosa le hanno lasciato questi cinque anni?
"È stata un’esperienza lunga, forse anche troppo (ride ndr), ma che mi ha formato a tutto tondo. Sono arrivato in Pennsylvania da ragazzino che non metteva in fila due parole in inglese, me ne sono andato molto più maturo, quasi perfettamente bilingue e con una laurea in tasca".
Però…
"Negli ultimi anni la nostalgia si è fatta sentire, l’Italia mi mancava".
E dopo una stagione da rivelazione a Salerno, la scelta di Montecatini.
"È stata una decisione semplice: volevo misurarmi con una realtà ambiziosa e ho percepito fin dai primi colloqui la volontà della società di fare un passo avanti. Sono contento della scelta che ho fatto".
E con coach Marco Del Re come si trova?
"Molto bene. Lui è sempre molto diretto e specifico nelle cose che ci chiede. È normale però che da tutti noi voglia qualcosa in più rispetto all’ordinario. Nelle squadre che vogliono puntare in alto funziona così".
Filippo Palazzoni