Pistoia, 4 febbraio 2024 – “Ho fatto appena in tempo ad accorgermi di quel filo teso sul sentiero, ad altezza collo: ho inchiodato ma sono caduto terra, senza riuscire più a muovermi". É iniziato così l’incubo per Francesco Biagini, 47enne di Pieve a Nievole che venerdì mattina stava rilassandosi sulle sua mountain bike sulle colline di Larciano. Erano circa le 11 quando, in solitaria, stava percorrendo un tratto in discesa di un sentiero Cai, nei pressi di Larciano Castello. "Quando ho visto il filo teso di fronte a me – racconta Biagini dal letto dell’ospedale di Pistoia dov’è ricoverato – ho istintivamente frenato la mia bici. La frenata mi ha fatto sbalzare in avanti e quando sono caduto ho sentito un gran dolore e l’impossibilità di muovere le braccia. Avevo forse evitato il filo teso ma mi ero fatto molto male".
Secondo le testimonianze, il filo teso perpendicolarmente al sentiero sarebbe stato composto da tre sottili fili di ferro rivestiti in gomma, intrecciati tra loro. Cavi pericolosissimi perché ben tesi e posti ad un’altezza in cui, se colpiti in velocità col collo, possono portare a ferite gravissime se non alla decapitazione. "Per una mera fortuna avevo le cuffie bluetooth nelle orecchie e, anche da caduto, ho potuto telefonare mia moglie al telefono usando la voce. ‘Chiama i soccorsi, non riesco a muovermi’ le ho detto. Il problema era capire dove mi trovavo".
Rintracciare il ferito è stato complicato. La moglie Silvia ha subito allertato il 118 che, non senza difficoltà, sono riusciti a trovare il ferito dopo circa mezz’ora. Sul posto sono intervenute la Pubblica Assistenza di Larciano e la Misericordia di Vinci, oltre che un’auto-medica. Il personale sanitario ha poi adagiato il ferito su una barella e lo ha trasportato all’ospedale San Jacopo. "Purtroppo i dottori – prosegue Biagini – hanno riscontrato una doppia frattura ai gomiti. Dovrò operarmi a giorni, non so se a Pistoia o a Firenze, vista la gravità di entrambe le fratture. Il recupero non sarà semplice".
Resta da capire chi e perché abbia teso un cavo ad altezza uomo nel bel mezzo di un sentiero aperto al pubblico. "Non lo so e forse non lo sapremo mai – racconta –. Chi lo ha fatto sappia che una persona a causa di quel maledetto cavo si è fatta molto male e dovrà affrontare un percorso di riabilitazione doloroso. Un cavo teso a quell’altezza è pericolosissimo. Non credo sia stata la bravata di qualche ragazzino, penso sia più probabile il gesto dissennato di un proprietario di un terreno lì intorno che non voleva ciclo-amatori vicino alla sua proprietà".
Il racconto di una tragedia sfiorata che vuole anche essere un monito per gli sportivi in sella alle mountain-bike sul Montalbano, "Tenete gli occhi aperti – sottolinea Francesco – Voglio ringraziare di cuore le persone che mi hanno soccorso, perché sono state professionali ed efficientissime. Sarò sempre grato a loro per avermi salvato".