Adrian Chiera è pronto a vivere il suo quinto derby di Montecatini con la canotta Herons indosso. Dopo Dell’Uomo e Natali e al pari di Arrigoni è il giocatore che ne ha giocati di più fra le fila degli Herons: per l’occasione sugli spalti ci saranno anche il padre e la madre, venuti a trovarlo dall’Argentina. Da Cordoba, come Mateo Chiarini, con cui è in arrivo un confronto molto atteso.
Chiera, che derby sarà?
"Una partita punto a punto, combattuta, tosta, in cui la squadra che riuscirà a tenere i livelli di intensità e di agonismo più alti avrà più chance di vincere".
Dopo una vittoria in Coppa Italia, una finale playoff e una Final Four di Supercoppa sentite ancora appuntamenti come questo?
"Certo che sì, vincere un derby ti dà sempre un’emozione particolare: sugli spalti poi c’è tutta Montecatini, vedi la passione di una città intera, sarà così anche stavolta".
Come ci arriva la squadra?
"Con una settimana di allenamenti senza interruzioni che ci serviva come il pane. Poter lavorare in maniera continuativa per cinque-sei giorni significa fare progressi sicuri".
Chiarini è pronto a rientrare in campo. Che rapporto c’è fra di voi?
"Non ci conosciamo molto ma c’è grande stima tecnica: lo considero un giocatore determinante".
Come si difende contro un giocatore così?
"Di squadra, come siamo abituati a fare noi. Nel nostro modo di giocare cerchiamo di guardarci le spalle a vicenda, cambiando, aiutandoci. E’ un po’ come avere a che fare con un giocatore come Darryll Jackson di Ruvo: provi a limitarlo, sapendo che puoi contare anche sull’aiuto del compagno, devi accettare però l’idea che possa farti canestro comunque".
Pensa anche che La T Gema abbia accusato la sua mancanza nell’ultimo periodo?
"A mio avviso sì, perché pur essendo composto da tanti grandissimi giocatori il loro roster è costruito anche e soprattutto per esaltare le sue caratteristiche".
Agli Herons invece cosa manca per raggiungere il top della condizione?
"Un po’ di lavoro quotidiano, per cercare di ridurre al minimo alcuni blackout che ci sono costati cari nelle tre partite che abbiamo perso".
Il problema dei quarti periodi e dei finali punto a punto?
"Non è mai stata un’ossessione. Contro Ruvo e Roseto la partita ci è sfuggita via nei minuti conclusivi ma giocavamo comunque contro due squadre fortissime, a Fabriano abbiamo sì perso all’ultimo tiro ma il problema non è stato tanto il finale quanto i primi due quarti".
Filippo Palazzoni