DANIELE BERNARDINI
Cronaca

Il cinema-teatro che non esiste più: "Kursaal, quanti soldi andati in fumo"

L’ex consigliera Bianucci: "Fermato il progetto perché costava troppo, ma il danno è stato maggiore"

Il Kursaal prima delle ristrutturazioni (Goiorani)

Il Kursaal prima delle ristrutturazioni (Goiorani)

Montecatini Terme, 7 marzo 2024 – “A Montecatini , fino a un certo punto, c’è stata la decenza di voler parlare di progetti per lo sviluppo della città. Poi li abbiamo bloccati, dicendo che sarebbero costati troppo, ma, per assurdo, siamo arrivati a spendere di più senza ottenere risultati". Cristiana Bianucci, oggi segretario provinciale della Flai, la categoria della Cgil che tutela i lavoratori del settore agroalimentare, è stata segretario del Pds alla fine degli anni Novanta e, per due mandati consecutivi, consigliere comunale di minoranza. Ha lasciato la politica attiva, scegliendo il sindaco e trasferendosi nelle Marche, in un periodo, in cui avrebbe potuto essere la prima donna sindaco in città. Quando nel dibattito politico cittadino è riemerso il tema del cinema-teatro abbattuto al Kursaal e del teatro shakespeariano, progettato e mai realizzato, che lo avrebbe dovuto sostituire, ha deciso di intervenire.

Facciamo un salto indietro nel tempo: nei primi mesi del 1995, la città è amministrata da un commissario prefettizio, dopo la caduta della giunta del sindaco Carlo Vannini. La società Monaco chiede di abbattere lo storico cinema-teatro al Kursaal, dove si sono esibiti alcuni dei più grandi nomi del teatro italiano. Il commissario autorizza, ma il giorno successivo all’abbattimento ecco la beffa: la Soprintendenza emette un vincolo a protezione della struttura. Un atto che non serve più a niente. Pochi mesi dopo, entra in carica l’amministrazione di Corrado Messeri e iniziano i confronti con la Monaco per la ristrutturazione del Kursaal. Il progetto di Aldo Rossi prevede un teatro shakespeariano. Passano gli anni e nel 2009 viene eletta la giunta di Ettore Severi. Alla fine, la Monaco lascia vuoto lo spazio che avrebbe dovuto ospitare il nuovo teatro. Nasce così lo ’scatolone’, struttura mai utilizzata.

“Quante volte siamo stati trattati con sufficienza in consiglio comunale per aver sostenuto che il progetto proposto dall’amministrazione Messeri venisse portato a termine – afferma Bianucci – in quella sciagurata città chiunque abbia proposto progetti seri è stato attaccato e vilipeso. L’alternativa che hanno saputo proporre è stato il declino che sta volgendo verso l’agonia. Se penso al progetto Fuksas per le Leopoldine mi viene da piangere. Otto milioni di euro per realizzare l’opera di un’archistar vennero considerati follia. Solo pochi anni dopo, quelli bravi, di milioni di euro ne avevano spesi 26 per tenere puntellata la struttura chiusa e senza una progettazione alternativa".