Fabo, la missione di Chiera si chiama A2: "Sono rimasto per chiudere il cerchio"

L’argentino: "Ho addosso la sensazione di aver lasciato qualcosa di incompiuto. Con i miei compagni vogliamo tornare in finale"

Fabo, la missione di Chiera si chiama A2: "Sono rimasto per chiudere il cerchio"

Adrian Chiera attacca il canestro nell’amichevole contro il Costone Siena (Goiorani)

Mario Boni, ’unico dieci’ della pallacanestro termale e ambassador per la Fabo Herons Montecatini nei giorni scorsi lo ha invocato: "Mi auguro che Chiera diventi ancora più protagonista, ha le potenzialità per fare una stagione da 15-16 punti a partita". Sui numeri il diretto interessato preferisce non esprimersi, ma un dato è certo: al numero 6 rossoblù l’epilogo della passata stagione non è andato giù e farà il possibile e l’impossibile per riportare gli aironi alle soglie della A2.

Chiera, innanzitutto come sta?

"Molto bene, grazie. Dopo due settimane di lavoro e un’amichevole nelle gambe la condizione fisica sta crescendo, mi sento in forma".

Che giocatore hanno ritrovato gli Herons dopo la pausa estiva?

"Un Adrian Chiera sicuramente carico e più motivato che mai, anche perché sento che c’è un lavoro rimasto in sospeso che vorrei provare a portare a termine. Ho cercato di approfittare della pausa estiva per godermi la famiglia e in particolare mia figlia piccola, e ricaricare le pile".

E per lavorare sul suo corpo, a quanto pare…

"Nel mese e mezzo che contraddistingue i playoff non hai mai tempo di allenarti come si deve, tutto ciò che conta è recuperare le energie per la partita successiva e dunque si finisce per perdere massa. Nella mia carriera ho sempre sfruttato il periodo di off-season per svolgere del lavoro supplementare oltre a quello che ti forniscono i preparatori, con l’obiettivo di acquisire nuovamente un po’ di massa muscolare. Così è stato anche quest’anno, nulla di nuovo".

E da un punto di vista mentale come ha affrontato il post gara-5?

"In un primo momento ho semplicemente provato a non pensarci, la delusione per l’esito della finale era troppo fresca. Con il passare dei giorni la sensazione di aver lasciato qualcosa di incompiuto è cresciuta sempre più, assieme ai miei compagni ci proveremo ancora e ce la metteremo tutta per tornare in finale e chiudere il cerchio. L’esperienza della scorsa stagione ci servirà".

Che Fabo Herons sta nascendo?

"Una squadra che grazie al mercato è migliorata da un punto di vista della fisicità e dell’atletismo. La società è stata abile a individuare le carenze del roster e intervenire con innesti mirati e funzionali al gioco che facciamo. Nello spogliatoio poi si respira la consueta armonia. Abbiamo cambiato poco rispetto ad altre squadre, dobbiamo far sì che questo sia un vantaggio per noi".

Impressioni sui nuovi acquisti?

"I nuovi sono tutti giocatori di spessore: c’è chi è reduce da anni in A2, chi ha vinto campionati, chi ha giocato finali. Mastrangelo poi già lo conoscevo, insieme siamo stati protagonisti di una promozione in A2 nel 2018, a Cento. Lui era poco più che ventenne, poi negli anni ha fatto il suo percorso ed è diventato un top della categoria".

È arrivato anche un altro argentino, il classe 2006 Fernandez Lang: l’ha già preso sotto la sua ala?

"È un ragazzo sveglio, che non ci ha messo molto ad ambientarsi e che sta cercando di "rubare" qualcosa ai compagni più esperti. Io nel mio piccolo cerco di fare la mia parte per velocizzare il suo inserimento nel nostro sistema e ogni tanto gli do qualche suggerimento, ma senza stargli troppo addosso".

Vede qualcosa in comune fra lei e il suo giovane compagno di squadra?

"In alcuni tratti del suo modo di giocare mi ci rivedo, nella sostanza però siamo giocatori diversi. Lui ha una struttura fisica più imponente della mia: io nasco come play, lui è un’ala piccola. In più ha già all’attivo alcune apparizioni nelle nazionali giovanili argentine, cosa che il sottoscritto alla sua età non poteva vantare. Può diventare davvero un ottimo giocatore".

Filippo Palazzoni