
Roberto Benigni (Geppetto), il piccolo Federico Ielapi (Pinocchio) e il regista Garrone
Pescia, 6 gennaio 2021 - Incredibile, ma vero: il film di Garrone su Pinocchio è stato "vietato" ai minori di 13 anni. La pellicola ha ricevuto l’etichetta PG13 (parental guidance) a causa della presenza di "immagini scioccantì", motivo per cui la Motion Picture Association of America raccomanda la supervisione dei genitori. In particolare è stata riscontrata una leggera forma di violenza nella sequenza in cui Pinocchio lancia un martello in faccia al Grillo Parlante. Giudicata anche poco adatta ai bambini, salvo supervisione, la parte in cui Pinocchio, dopo essere stato rapito da Mangiafuoco, fa fatica a nuotare in mare e viene inghiottito da una balena. Ora sulla vicenda prende posizione la Fondazione Nazionale Carlo Collo con un un intervento di un membro del comitato direttivo, Marina D’Amato, professoressa ordinaria di sociologia a Roma Tre.
"Carlo Lorenzini detto Collodi – afferma la docente – non avrebbe mai immaginato di subire una censura con le sue Avventure che periodicamente pubblicava sul Giornale per i Bambini. La questione non è banale perché riporta ad una concezione dell’immaginario emblematica e molto diversa tra il vecchio continente ed il nuovo mondo. Omologati ed ispirati noi europei da quella che fu definita la macdonalizzazione del pianeta, abbiamo uno strategico spunto per riflettere sulle profonde differenze valoriali che caratterizzano la nostra società. Il tema concerne la violenza che negli Stati Uniti, dove anche al “supermercato” è possibile acquistare un’arma, si cerca da quasi un secolo di contrastare la violenza attribuendo ai mezzi di comunicazione di massa la responsabilità della sua diffusione. E’ del 1933 la prima indagine voluta dal governo - Federal Communications Commission ed affidata alla Payne Foundation sull’allora cinema muto per valutare quanto la visione di scene violente potesse influire sui comportamenti aggressivi dei bambini. Una ricerca che, individuati due significativi campioni di ragazzi, propose al primo gruppo di fruire di molti film con scene di aggressioni e di paura, e privò il secondo di ogni possibile visione". La sociologa analizza poi i due punti oggetto della censura. "Evidentemente un burattino che scaglia un martello cont ro il Grillo parlante che gli fa la morale è un gesto aggressivo, ma per noi italiani ed europei quel duro comportamento sta a significare la rabbia come scatto di crescita di fronte ad una coscienza che parla per verità e anche sta a significare metaforicamente quell’uccisione del padre di freudiana memoria che durante l’adolescenza è indispensabile per divenire, staccandosi da lui, un individuo adulto. La seconda scena che viene discussa e non approvata è quella in cui Pinocchio fugge da Mangiafuoco, si ritrova in mare e prova paura e disperazione prima di entrare nella pancia del balena-pescecane e ricongiungersi a suo padre. Per noi, quella drammatica scena evoca la forza di non voler essere più sudditi di qualcuno, di Mangiafuoco in questo caso, e quel salto nel mare aperto evidentemente sta a significare la difficoltà di riprendersi la propria libertà anche a costo della vita. Peccato che i bambini americani non saranno stimolati da queste immagini a riflettere sul proprio io da costruire e sul senso della crescita verso l’uomo libero. Che siano questi i tabù da non infrangere?".