
"Giannino? No grazie". Dipendenti rinunciano
Ci lavorano in tanti in Valdinievole e la stessa famiglia fondatrice aveva legami con la Provincia di Pistoia. La storica azienda di Altopascio, la Giannino Distribuzione, nata nel 1902, fatturato tra i 45 e i 50 milioni di euro, leader in Italia nel settore ingrosso abbigliamento e tessile, cambia proprietà. La capofila è nella cittadina del Tau, ma ci sono pure le filiali di Firenze, Parma e Perugia. Creata una new.co, con il 51 per cento che passa all’azienda Prati srl di Forlì, il 100 per cento dal 2024. Tra le condizioni poste, la conservazione del posto per tutti gli addetti. Questo però è diventato il piano B. Quello che è andato in porto. Sì, perché il titolare attuale, Pierpaolo Viti, ha provato a regalare tutto ai suoi dipendenti i quali ci hanno pensato per due anni e poi hanno declinato la generosissima offerta. Il motivo? L’ansia, lo stress, la preoccupazione di non riuscire a far funzionare l’impresa nel migliore dei modi, non avendo esperienza. Dottor Viti, in una fase socio-economica di contrasti e di vertenze nel mondo industriale, questa esperienza è senza dubbio rara , come si sono create le condizioni per questa sintonia con chi lavora per lei? "E’ semplice, sono come miei figli, persone che lavorano qua da tempo o giovani volenterosi che ho visto crescere, professionalmente. Problemi talvolta li abbiamo avuti anche noi, ma la stragrande maggioranza di chi ogni giorno si impegna per questo amrchio lo fa con passione, scrupolo, entusiasmo. Si è creato un feeling particolare. Le racconto un aneddoto…". Prego. "Appena laureato volevo girare il Mondo, ero nella fese idealista. Poi decisi che nel mio futuro c’era la carriera da avvocato. Avevo ricevuto offerte di impiego da questa ditta che era in espansione, provai convinto di venire via dopo tre giorni. Eccomi qua. Mi appassionai e una volta ottenuti i primi risultati diventò automatico cercare di migliorare sempre ". Come ha deciso di regalare tutto ai dipendenti ? "In famiglia non c’erano persone che avrebbero potuto garantire la continuità, allora ho pensato che la migliore soluzione sarebbe stata cedere tutto a loro, per una prospettiva futura concreta. Ho formato un gruppo di sei persone tra le più preparate e di fiducia. Un progetto percorso per due anni. Hanno scelto di rinunciare, era una grossa opportunità ma li capisco, c’erano anche delle insidie e se uno non è convinto e rischia di non dormirci la notte, è meglio desistere. Del resto nessuno nasce manager". Può chiarire il verbo regalare? "Semplice, avrei ceduto l’intero complesso ai dipendenti. Non solo, ma avrei anche assicurato l’avviamento in attesa del cash-flow successivo, con fondi ad hoc e coperture finanziarie adeguate. Sapete perché è stato possibile? Perché la mia famiglia è speciale, senza il tarlo dell’avidità". A quel punto che ha optato per la vendita? "Abbiamo lavorato su un doppio binario, quando ho capito che i miei collaboratori nutrivano perplessità, ho incontrato questa azienda romagnola che già mi aveva cercato, perché le voci corrono. Sono i nostri maggiori concorrenti per la zona centrale della Penisola. Però persone serie, con un management ottimo, sviluppo imprenditoriale continuo. Lascio in ottime mani. Sono tranquillo. Ho posto una condizione imprescindibile e proposto una offerta irrinunciabile". Si spieghi meglio..."Intanto dovranno mantenere tutti gli attuali dipendenti che sono 156, di cui 119 a Altopascio, 7 a Perugia, 12 a Firenze, 18 a Parma e proprio perché vengo da una famiglia speciale ha concesso il comodato gratuito per gli immobili, solo quello altopascese è circa 22 mila metri quadrati, per i primi tre anni. Dal quarto pagheranno un affitto simbolico. Tenete presente che la locazione annuale di questi capannoni sfiora il milione e mezzo l’anno".
Massimo Stefanini