REDAZIONE MONTECATINI

Hotel confiscati, la Corte d’appello conferma

I giudici di secondo grado hanno respinto il ricorso "perchè infondato in tutti i suoi motivi". L’indagine portata avanti dalla Dia

"L’appello proposto deve essere respinto perché infondato in tutti i suoi motivi". La Corte di Appello di Firenze, presieduta da Alessandro Nencini, in forma collegiale, conferma la confisca di beni e contanti per circa dieci milioni di euro a Francesco Rastelli, albergatore campano residente a Montecatini. Gli inquirenti, nel corso delle indagini, hanno accertato una sproporzione tra la ricchezza accumulata negli anni e i redditi dichiarati. Finito sotto processo negli anni scorsi, l’imprenditore è stato prosciolto in Cassazione dei fatti di cui era accusato. Rastelli, già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, ha riportato condanne irrevocabili per diversi reati, tra cui associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, detenzione di armi, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Gli inquirenti considerano l’imprenditore vicino al clan camorristico Formicola. Nell’estate del 2020, gli uomini della Dia di Firenze effettuarono il sequestro di due fabbricati a uso alberghiero, le società di gestione di tre hotel, un tour operator con sedi a Roma e a Venezia, un appartamento di lusso al Kursaal, conti correnti e otto automobili di valore e moto di grossa cilindrata. Il provvedimento è stato emesso dal tribunale di Firenze in base agli accertamenti coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia. A Montecatini è stata sequestrata la società Hotel delle Terme Srl, a cui fa riferimento la gestione dell’Hotel Terme & Pellegrini, di cui i proprietari dell’immobile sono del tutto estranei ai fatti, l’immobiliare Rastelli, a cui fanno riferimento le proprietà dell’Hotel Medici, in via Montebello, dell’Hotel Fonti, in via San Francesco, e del grande appartamento nel complesso del Kursaal, in cui vive la famiglia Rastelli. A queste vanno aggiunte Tuo Srl, con sede a Roma, titolare di un tour operator, e Anto’ Srl, specializzata in affitto di aziende, dove l’immobiliare Rastelli partecipa con il 50%. All’epoca dell’operazione, l’imprenditore campano gestiva anche l’Hotel President, oggi ripreso dal proprietario dell’immobile e attualmente non in funzione. Tutte le società sequestrate sono state affidate ad amministratori giudiziari. Un anno dopo, il tribunale di Firenze ha confermato il sequestro passandolo a confisca. Negli ultimi giorni, la Corte di Appello ha respinto il ricorso presentato da Rastelli contro il provvedimento emesso in primo grado, confermando integralmente gli atti dell’ufficio misure di prevenzione del tribunale di Firenze. Rastelli aveva contestato la sproporzione tra la ricchezza accumulata e i redditi, definendolo inesistente o, al massimo, irrilevante. "Tutti i motivi di appello proposti – prosegue la sentenza – vanno dunque respinti, essendo ampiamente provata in primis la pericolosità non solo generica, ma anche specifica di Rastelli e la rilevanza della sproporzione reddituale, in quanto costituita da somme delle quali non è provata una legittima provenienza e che sono palesemente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dal proposto e dalle società. L’appello deve quindi essere respinto perché infondato in tutti i suoi motivi. E il provvedimento di confisca del tribunale-ufficio misure di prevenzione deve essere integralmente confermato". Adesso Rastelli può presentare un ulteriore ricorso in Cassazione, come ultimo tentativo di rientrare in possesso dei beni confiscati.

Daniele Bernardini