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Rodolfo Checcucci presidente del settore cuoio e pelletteria di Confindustria Toscana Nord
Una crisi che supera perfino quella del comparto tessile pratese, un visto calo delle esportazioni e una produzione lenta. È questa la fotografia che emerge dal Micam, la più grande fiera italiana del settore calzaturiero, che si è concluso 2 giorni fa. Eppure il comparto monsummanese e della provincia di Pistoia, resistono in qualche modo alle peripezie che negli ultimi anni si sono abbattute più furiose nel settore. A sostenerlo è un cauto Rodolfo Checcucci, presidente del settore cuoio e pelletteria di Confindustria Toscana Nord e imprenditore larcianese. Secondo quanto emerso dai dati del Micam infatti il comparto calzaturiero italiano chiude il 2024 con una flessione dell’export (-8,4% in valore) e del fatturato, che si attesta a 13,21 miliardi di euro (-9,4%, quasi 1,4 miliardi in meno rispetto al 2023). Oltre alla produzione, che rallenta attestandosi a 124,1 milioni di paia (-16,1%), calano gli addetti (-3,8%) e le imprese (-5,5%). "Personalmente non sono stato nei giorni scorsi al Micam – racconta Checcucci – e dovremo fare il punto con gli altri colleghi del settore riguardo ai dati. Quello che posso dire è che nel settore va tutto molto a rilento, anche se piano piano ma si va avanti. Nel comparto monsummanese e pistoiese in generale c’è ancora chi continua a avere il proprio marchio e a portare l’arte calzaturiera nel mondo con dignità e risultati".
Secondo i dati forniti dalla Fiera, a livello regionale, nei primi nove mesi del 2024 in Toscana export in valore è in calo del -20,4% sull’analogo periodo 2023. Le prime 5 destinazioni dell’export toscano, che coprono il 58,3% del totale, sono risultate: Usa (+15,1%), Francia (+1,8%), Cina (+11%), Paesi Bassi (-4,7%) e Svizzera (-83,1%). Il numero di imprese attive (calzaturifici + produttori di parti) ha registrato a fine dicembre 2024, tra industria e artigianato, secondo i dati di Infocamere-Movimprese, un calo di -113 aziende rispetto al consuntivo 2023, accompagnato da un saldo negativo di -1.105 addetti. "Sì, il 2024 si è chiuso con un sensibile calo della produzione e anche dell’export – prosegue Checcucci – collocandoci come fanalino di coda. Sarà anche necessario osservare cosa succede nel 2025, perché la situazione potrebbe divergere e ottenere un recupero. Anche l’andamento delle scorte va con una certa aspettativa positiva, nella proiezione di vendere di più. Il comparto pistoiese è nella fase che sta uscendo dalla cassa integrazione e di rallentamento ora si riapre una nuova stagione. Nel frattempo la politica potrebbe impegnarsi a smuovere, ad esempio, le condizioni di agevolazione sugli investimenti: questo senz’altro sarebbe una spinta forte sul fronte interno".
Arianna Fisicaro