Non è bastata una sentenza del Tribunale di Pistoia. La situazione che interessa Stefano Venanzio De Ponti non si è ancora sbloccata. La vicenda nasce l’anno scolastico 2020-2021. L’insegnante lavorava già da anni, come precario, nel mondo della scuola. Nell’estate 2020, dopo quattro anni di insegnamento, si è inserito nel portale del Ministero dell’Istruzione e del Merito, per aggiornare la sua posizione e ottenere nuove supplenze. Non gli sono riconosciuti i punteggi maturati e, con l’inizio dell’anno scolastico, si è trovato in fondo alla graduatoria. Situazione a causa della quale, nei mesi successivi, non ha ricevuto chiamate per lavorare. Un problema provocato da un errore del sistema. "Mi sono rivolto alla Cgil per fare presente che le cose non erano come avrebbero dovuto essere – racconta – eravamo in molti. Almeno una cinquantina. Tutti quanti, per un problema tecnico, avevano perso i punti per il lavoro svolto negli anni precedenti. La mia fortuna è stata che l’inserimento nel portale lo avevo fatto da casa, senza appoggiarmi a un Caf o ad altri organismi, come purtroppo avevano fatto quasi tutti gli altri. Ho potuto proporre un ricorso d’urgenza al Tribunale, che ha accolto le mie richieste. Questo ha permesso che potessi recuperare i dati che avevo inserito. È stato riconosciuto che l’errore non era mio. Mi sono stati ridati i punti che erano andati persi, e mi è arrivata una chiamata per una supplenza di due mesi con cui ho chiuso l’anno scolastico. Ho perso, però, stipendi e contributi per i mesi precedenti, trovandomi a dover affrontare una situazione anche economica molto difficile".
Infatti, una volta vinta la causa, è iniziato il percorso per vedersi riconosciuto un rimborso per tutto il lavoro che, a causa di un errore altrui, aveva perso. Assistito dall’avvocato Luca Magni ha tentato un contatto diretto con l’amministrazione, per evitare costi e tempi di un contenzioso che avrebbe potuto essere evitato. Una sindacalista aveva calcolato in 12mila euro circa la somma che De Ponti aveva perso, fra compensi e contributi previdenziali non versati. Il primo passaggio, all’inizio del 2022, è stata la convocazione del MIUR davanti all’Organismo di Conciliazione Forense, ma l’amministrazione non si è presentata. "A quel punto abbiamo iniziato a cercare un contatto con il Ministero – prosegue lo sconcertato insegnante – ne è nato un rapporto non solo epistolare ma anche diretto, in cui più volte, oltre a ricevere riscontro in merito alla intenzione di chiudere la vicenda in via transattiva, mi è stato chiesto di indicare la cifra che avessi ritenuto congrua. Siamo arrivati addirittura a indicare, su loro richiesta, un rimborso che mi sarebbe dovuto essere versato, dimezzando, praticamente, la somma che avrei dovuto ricevere. Invece, da quel momento, più niente, nonostante i solleciti agli uffici preposti".
"La cosa più sconcertante – prosegue l’insegnante – è che è stato proprio il MIM a scriverci e chiederci la quantificazione del danno, dopo un lungo rimpallo di telefonate e di lettere. Prima l’ufficio provinciale ci ha detto che ancora non c’era risposta, poi che dovevamo attendere il parere dell’ufficio regionale, quindi che un eventuale accordo avrebbe potuto chiudersi sulla base del 50% delle nostre pretese, poi ci hanno sollecitato a contattare direttamente l’ufficio regionale, infine questo ci ha chiesto la quantificazione di un importo su cui eravamo già, di fatto, d’accordo: noi avevamo aderito alle loro, pur informali, indicazioni. Il tutto nell’arco di un periodo che ormai ha superato i due anni e mezzo. Dal momento in cui abbiamo indicato la cifra il MIM non ha più risposto. Intanto sono entrato in ruolo. Adesso, a loro, basterebbe un click per pagare il debito. Cosa aspettano a farlo?".
Emanuele Cutsodontis