Grazie all’importante contributo della Fondazione Caript, che ha coperto il 50% della spesa necessaria, è iniziato l’intervento di restauro sul SS. Crocifisso che, ormai dal 1500, ha trovato sede dietro all’altare maggiore della Chiesa di S. Maria Maddalena. Un’opera d’arte attribuita ad Andrea Pisano, risalente al XIV secolo, realizzata in un unico tronco di legno sul quale sono state installate le braccia, intagliato e dipinto, arricchito dalla presenza di un cartiglio, di una corona di spine e di una aureola. Un restauro necessario per recuperare un capolavoro della scultura toscana del Trecento e di fortissima devozione per i pesciatini, importante anche per individuare il colore originale, al netto dei restauri subiti in precedenza.
L’intervento è stato presentato ieri ed è eseguito da Ilaria Nardini e Laura Lanciotti nel laboratorio allestito in Cattedrale, nell’Oratorio di Sant’Allucio; costa 40mila euro circa, e, come ha sottolineato Don Francesco Gaddini, direttore dell’Ufficio Diocesano Beni Culturali, è stato reso possibile dall’intervento della Diocesi di Pescia, in vista delle Feste di Maggio. Soddisfatto il vescovo Fausto Tardelli che non ha mancato di sottolineare un aspetto nei confronti dell’amministrazione Franchi: "Questo restauro è un’operazione di valorizzazione di grande importanza soprattutto per l’aspetto spirituale dell’opera. Ci dispiace che ci venga fatto pagare il suolo pubblico per il lavoro su un luogo di culto che è anche un tesoro artistico. Non ci fermiamo: non lo abbiamo fatto in 2000 anni di storia, non lo faremo adesso. La chiesa è come la gramigna".
"Questo non è solo un restauro – ha detto invece Luca Gori, presidente della Fondazione – ma un percorso avviato. Questa iniziativa ci dà occasione non solo per consolidare il patrimonio di fede di questa comunità, ma per coinvolgere tante persone in un’azione che viene dopo l’esposizione della Madonna del Baldacchina, e fa parte di percorso che proseguirà nei prossimi anni". Paolo Vitali, direttore della Biblioteca Capitolare e vice governatore della Compagnia della Maddalena, ha tracciato la storia dell’opera, che la leggenda dice essere stata trasferita nella chiesa pesciatina per volere di Matilde di Canossa.
Emanuele Cutsodontis