
Pochi minuti prima delle 9 del mattino di lunedì, gli automobilisti di passaggio sul ponte Europa si sono trovati di fronte uno spettacolo sicuramente inusuale: all’altezza della statua dei due Pinocchi una persona si era incatenata per protesta. Sotto le catene, le pagine di una copia di un quotidiano. Sono subito intervenuti gli agenti del vicino Commissariato di Pubblica Sicurezza ed una pattuglia dei carabinieri insieme al Comandante, per assicurarsi che la situazione fosse pacifica e accertarsi delle sue condizioni vista l’alta temperatura. E’ rimasto incatenato fino a mezzogiorno. E nel pomeriggio ha avuto un malore ed è stato ricoverato in ospeedale. "Sono Cataldo Cozza - ha detto ai cronisti che lo hanno avvicinato – imprenditore di origine calabrese. Mio padre mi ha portato via dalla Calabria con uno scopo. Per levarmi dalla ‘ndrangheta. Tutti mi conoscono, sono rispettato in zona, ho sempre lavorato onestamente. Il mio scopo, oggi, proprio su quest’opera, è quello di fare in modo che i dipendenti della ditta e tutti i nostri fornitori siano pagati per 6.5milioni di euro nel giro di una settimana. La mia azienda è ora ingiustamente sottoposta ad amministrazione giudiziale. In azienda ci sono valori per oltre 8 milioni di euro, di cui 4.2milioni nel cassetto fiscale; ho già trovato le banche disponibili ad acquistare i crediti: nonostante oggi sia un periodo critico, ho trovato soldi in tutta Italia, per le imprese che vogliono lavorare. Questo Ponte Europa l’ho restaurato io con mio fratello; da qui intendo far partire oggi il mio percorso contro gli abusi di potere nei miei confronti, di mio fratello, di mia figlia, di cui hanno messo i nomi sui giornali. Ora gli amministratori giudiziali devono pagare 6.5milioni nel giro di una settimana, corrispondenti ai debiti aziendali, altrimenti sarò costretto ad andare in Procura, la prossima settimana, incatenandoci tutti, dipendenti, fornitori e società di appalto. Non faremo lo sciopero della fame, ma gentilmente protesteremo, fino a quando non succederà qualcosa. Dobbiamo arrivare a questo? Rovinare famiglie? Imprenditori? Non mi sembra il caso". "Tutto è iniziato il 4 ottobre - spiega an cora Cataldo Cozza – per appalto truccato, l’operazione Coffee Break. Il PM mi ha accusato di corruzione aggravata continuativa e turbata libertà di mercato. Dopo quattro mesi di obbligo di dimora ho definito il processo con una multa di 10.500 euro. Però quel giorno 4 ottobre erano andati anche a casa di mio fratello, sequestrano 260mila euro in contanti, provenienti da un’attività regolarmente dichiarata, con tanto di scontrini. A quel punto il denaro viene però sequestrato con la nuova accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, in pratica per i lavori svolti con il bonus facciate e tutto il mio fatturato. Il Riesame, in dicembre, si pronuncia: non c’è prova dell’accusa; i PM devono indagare ancora, e mi trovo fra due fuochi: fra la Procura che continua a indagarmi e i giudici che, sulla base della verità, della documentazione che noi procuriamo, ci prosciolgono. Il 31 maggio mi hanno sequestrato tutto: oltre 200milioni di beni, 8.5milioni in ditta, a mio fratello i conti correnti personali, beni, attività. Abbiamo denaro che non possiamo sbloccare e se li trovano li sequestrano. È un paradosso".
Emanuele Cutsodontis