DANIELE BERNARDINI
Cronaca

Infermiere picchiato, condannato a otto mesi il giovane aggressore

I fatti nel 2020 al pronto soccorso dell’ospedale di Pescia, per futili motivi. La vittima, Marco Guarascio, per sei mesi non è potuto tornare a lavorare

L’ospedale di Pescia (archivio)

L’ospedale di Pescia (archivio)

Pescia (Pistoia), 22 maggio 2024 – “Quel pugno mi ha raggiunto alle spalle, mentre cercavo di raccogliere i miei occhiali, caduti per terra. In un attimo mi sono trovato contro lo spazio tra la porta e il muro, con le ossa del braccio staccato dalla spalla e un omero frantumato". Marco Guarascio, all’epoca dei fatti infermiere professionale al pronto soccorso dell’ospedale di Pescia, racconta ancora con terrore l’aggressione di cui è stato vittima nel 2020. Per oltre 170 giorni non è potuto tornare a lavorare a causa dei postumi del grave trauma subito. Il tempo, complice la pandemia, è continuato a trascorrere, senza che si parlasse più di questa vicenda, ma il caso doveva arrivare a essere risolto e così è stato. Il tribunale di Pistoia ha appena condannato a otto mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale di tremila euro (una somma maggiore potrà essere richiesta con l’avvio di una causa civile) il giovane ritenuto responsabile dell’aggressione.

“Tutto è avvenuto una mattina come le altre, prima che partisse l’allarme della pandemia – spiega Guarascio –: ero a lavorare in reparto, quando, in una stanza dove erano stati sistemati alcuni degenti, ho trovato una persona in piedi. Era evidente che non avesse bisogno di cure, ma, dato che al momento non c’era troppa gente, ho pensato di farla restare dentro. Quando il pronto soccorso ha iniziato a riempirsi di persone, ho invitato quell’uomo a uscire. Lui ha iniziato a insolentirmi e a rispondermi male". La situazione ha iniziato presto a degenerare e, visto che l’uomo insisteva, Guarascio l’ha ’freddato’ con una battuta tagliente. I presenti hanno iniziato a ridere e l’uomo si è profondamente offeso.

“A quel punto – prosegue Guarascio – mi si è avventato addosso, ma, essendo non tanto alto, l’ho bloccato. A un certo punto però è riuscito a graffiarmi il viso, facendomi cadere gli occhiali. Nel frattempo il figlio barellato si è messo nel mezzo, ma sono riuscito momentaneamente ad allontananarlo. Mentre mi giravo per cercare i miei occhiali, tuttavia, mi ha colpito alle spalle facendomi finire contro un muro. Ho riportato lesioni gravi e per sei mesi non sono potuto andare a lavorare. Il tribunale ha riconosciuto responsabile il giovane e mi ha concesso questo risarcimento". Guarascio è rimasto assai sconvolto per il terribile atto di violenza che ha dovuto subire, soprattutto perché nato da motivi assai futili: "Una delle cose che mi ha fatto più male – commenta – è stata che in paese si è diffusa la voce che fossi stato io ad attaccare briga con quella gente, mentre invece non avevo fatto proprio niente di male. La sentenza ha fatto chiarezza su chi ha fatto partire tanta violenza in modo così assurdo".