L’ippica italiana è ancora una volta a un passo dal baratro. Con la pubblicazione del calendario del prossimo anno è stato reso noto anche il taglio previsto per il settore dalla legge di Bilancio 2025. Si parla di 5 milioni in meno per il montepremi e di 7,5 milioni di taglio per le società di corse. A tutto ciò si somma un altro problema ancora più urgente, ci spiega meglio la situazione Gabriele Baldi, storico portavoce di categoria e attuale Presidente Siag (Sindacato italiano allenatori e guidatori): "Sono finiti i fondi per il pagamento dei premi degli ultimi mesi del 2024. Ciò vuol dire che gli operatori non percepiranno i soldi a loro dovuti fino a febbraio 2025. Il Masaf ha effettuato i pagamenti riferiti ai premi del mese di luglio lo scorso ottobre poi è emersa questa mancanza di soldi ed è stato annunciato lo stop sui pagamenti, restano in sospeso i mesi da agosto a dicembre. Questo vuoto è insostenibile per quasi tutti gli operatori che giustamente hanno bisogno di un flusso continuo di risorse per far fronte al mantenimento degli animali oltre che al regolare svolgimento dell’attività".
L’ippica in Italia genera una filiera in cui sono coinvolte circa 50 mila famiglie. La Siag, insieme ad altre associazioni, ha pensato a una strategia per tamponare la sitazione: "Recuperare i fondi mancanti nel 2024 dallo stanziamento per il 2025, per questo hanno comunicato che i pagamenti riprenderanno a febbraio. Il montepremi è già sceso da 89,5 milioni di euro poco più di 85 milioni come si può pensare di togliere anche i debiti lasciati nell’anno precedente? È una morte certa per tutto il settore. Se non arriva prima una soluzione convincente abbiamo deciso di fermare tutto dal 1 gennaio". Ma perché sono mancati questi soldi? "Da diversi anni nelle casse dell’ippica mancano 40 milioni per un problema burocratico. Per spiegarla in breve un funzionario a suo tempo non fece le pratiche adeguate e necessarie per mantenere tale somma nel bilancio dell’Agricoltura e così la cifra tornò indietro al ministero dell’Economia". L’ippica italiana è al collasso ma paradossalmente all’estero (Francia e Svizzera dove è sport nazionale sui livelli del calcio), apprezzano il valore dei nostri cavalli e dei nostri professionisti. Basta guardare gli acquirenti stranieri che ogni anno partecipano e investono alle aste dei puledri italiani o i campionissimi indigeni che continuano a vincere su tutte le piste del mondo suscitando non poca ammirazione eppure nel nostro bel paese tutto questo patrimonio passa quasi inosservato.
Martina Nerli