Libero Andreotti e l’antico, grande convegno

Appuntamento sabato 10 dicembre alla Gipsoteca intitolata al celebre scultore pesciatino. I templi di Selinunte cambiarono la sua arte

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Si terrà sabato 10 dicembre dalle 9.30 alla Gipsoteca Libero Andreotti il convegno dal titolo "Lbero Andreotti e il rapporto con l’antico nella scultura italiana del primo trentennio del Novecento". Moderatori sono Emanuele Pellegrini della Scuola Imt Alti Studi di Lucca e Valentina Leonini della Soprintendenza Archeologica.

Tra il 1897 e il 1899 l’incontro con le metope dei templi di Selinunte, il più importante complesso scultoreo del mondo greco occidentale, ha rappresentato per Andreotti, che lavorava a Palermo come illustratore per l’editore Sandron, un’esperienza destinata a produrre effetti non temporanei sulla sua opera di artista. L’interesse per l’antico riaffiorerà infatti con evidenza nelle sue sculture degli anni attorno al 1910 e si consoliderà nel corso del decennio rivolgendosi non soltanto all’arte greca, ma anche a quella etrusca, come è rilevabile nella gestualità di opere del biennio 1918-1919 quali Pesciaiolo, Bambina che gioca a Sassetto e Limonara. Per Andreotti come per altri scultori italiani suoi contemporanei, il rapporto diretto con l’arte greca e etrusca si intreccia con quello mediato attraverso la rivisitazione dell’antico di grandi protagonisti della scultura toscana del Quattrocento come Donatello, Antonio e Bernardo Rossellino, Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Benedetto da Maiano.

Il convegno e il rapporto con l’antico nella scultura italiana del primo trentennio del Novecento, in linea con l’impostazione del ciclo di convegni a periodicità biennale organizzati dal Cedacot, inaugurato nel settembre 2020 dal convegno "Libero Andreotti e il rapporto tra scultura e architettura nel suo tempo", prenderà in considerazione l’artista pesciatino come un testimone emblematico del proprio tempo e punterà a esaminare la sua opera nel contesto della produzione nazionale e internazionale contemporanea.

Ambizione specifica di questo secondo convegno – so ttolineano gli organizzatori – è quella di avviare una riflessione sul significato che ha avuto per la scultura in Italia il riferimento all’antico e di verificare, attraverso il confronto con le esperienze parallele di altri protagonisti quali Marino Marini e Arturo Martini, l’ipotesi che abbia inteso prefigurare la via italiana ad un primitivismo dalle radici autoctone, nel senso più ampio di ricollegamento a tradizioni rappresentate da un patrimonio scultoreo presente nel territorio nazionale, delineando una alternativa alla fascinazione per l’arte tribale africana che tra i connazionali ha trovato la sua espressione qualitativamente più alta nei volti scolpiti dal livornese di spiccata formazione artistica parigina, Amedeo Modigliani.

Dopo i saluti del sindaco Oreste Giurlani, di Claudia Massi responsabile scientifica dei musei civici di Pescia), di Ezio Godoli presidente di Cedacot) e di Cristina Pantera vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, il convegno entrerà nel vivo alle 10 con il primo intervento di Marianna Torquati dell’Università di Bologna, cui seguiranno quelli di Michela Valotti, Mauro Pratesi, Adriano Maggiani, Nico Stringa, Annamaria Iacuzzi, Emanuele Greco, Gianmarco Russo, Ettore Sessa, Eliana Mauro e Alessandra Carrubba.