Sarà per la sua passione per il mate, bevanda energetica naturale di origini sudamericane, così forte da diventare un lavoro (insieme a Diego Corral e Gianmarco Conte gestisce un’impresa, ’L’impero del Mate’), fatto sta che quando si parla con Lorenzo D’Alessandro, ala classe 1996 approdato quest’estate a La T Tecnica Gema Montecatini, si ha la sensazione di confrontarsi con un grande saggio, o "tata" come dicono in Argentina. Persone di tale lucidità ed equilibrio non possono che fare la fortuna di qualsiasi spogliatoio, esattamente come sta facendo lui in rossoblù.
D’Alessandro, parlando del match di domenica contro Ravenna si può dire pericolo scampato?
"È stata una partita piuttosto rocambolesca. Siamo riusciti a giocare molto bene per tre quarti, poi abbiamo subito un parziale importante anche per meriti loro. Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno ci prendiamo la reazione di nervi e il sangue freddo messi in campo dopo il loro sorpasso, ma quel -1 ci ha fatto tremare".
Avete chiuso il terzo quarto sul 63-45, poi cosa è successo?
"In questo caso è stato un classico banale abbassamento di concentrazione. Sappiamo che è un errore, purtroppo però può succedere".
Per quanto si è visto finora questi cali di pressione sono il principale problema de La T Gema. È un aspetto che si può allenare o migliorare?
"Assolutamente sì, ma dipende da noi giocatori, da quanto siamo auto-esigenti e da quanto riusciamo ad abituarci a non staccare mai, nemmeno in allenamento".
La volata per il secondo posto ora vi vede davanti a tutti in ottica qualificazione alla Coppa Italia, ci credete?
"Sicuramente, le Final Four sono un obiettivo perché è la classica competizione alla quale ad inizio stagione non pensi troppo, ma quando ti trovi lì a giocarti un trofeo fai di tutto per portarlo a casa. La squadra ci crede, ma il nostro calendario è più duro di quanto si pensi".
Si comincia da Fabriano, un parquet su cui molte big hanno lasciato punti…
"Fabriano è un campo veramente scomodo ma allo stesso tempo la migliore occasione per testare una volta di più la nostra capacità di mantenere la tensione alta per quaranta minuti, perché con la Ristopro non puoi mai concederti pause: hanno talento diffuso e un gioco molto fisico ed asfissiante. Sarà un’altra prova di maturità.
E per la definitiva maturità cosa manca?
"Credo che lo step ultimo sia la concretezza e la solidità mentale nel lungo periodo. In questo momento la sensazione è che ogni due-tre ottime partite ne facciamo una di livello inferiore, se acquisiremo continuità di rendimento potremo giocarcela con tutti".
Filippo Palazzoni