REDAZIONE MONTECATINI

Michele Zarrillo: "Vedo troppo edonismo. Pochi sanno di musica"

Il cantautore questa sera al Teatro Verdi chiude il tour ’Cinque giorni da 30 anni’. La riflessione: "In Italia comanda la tendenza, esclusi un sacco di artisti bravi". Il ruolo dei media: "Invece di evitare il provincialismo, spesso lo aggravano".

Michele Zarrillo è nato a Roma il 13 giugno 1957

Michele Zarrillo è nato a Roma il 13 giugno 1957

Una serata con la musica d’autore. Questa sera, dalle 21 al Teatro Verdi di Montecatini Terme, Michele Zarrillo chiuderà il riuscito tour ’Cinque giorni da 30 anni’ che l’ha portato in giro per l’Italia. I nuovi dischi d’oro conquistati recentemente proprio dai suoi successi storici ’Cinque giorni’ e ’Una rosa blu’ hanno confermato la voglia di buona musica che sta tornando nel nostro Paese. Ne parliamo direttamente con il protagonista.

Zarrillo, è il suo ritorno a Montecatini."Proprio così. Torno a Montecatini, ove ebbi modo di cantare, con notevole riscontro di presenze e gradimento, un paio di volte nei miei anni d’oro, tra il 1996 e il 2000. Non nascondo, però, che questa chiusura del tour a Montecatini era una data in forse. Avendo fatto sold out al Teatro Verdi di Firenze pochi mesi fa, non volevamo giocarci il bel ricordo toscano a così pochi chilometri dal capoluogo di regione. Non avendo un disco in promozione o grandi apparizioni televisive, correvamo dei rischi. Invece la risposta del pubblico è stata molto positiva: se il teatro non sarà tutto esaurito, ci arriveremo vicini. Ci sarà un bel colpo d’occhio, una bella platea. È stato un tour fortunato: 20 concerti dal Nord al Sud da tutto esaurito. Con me, ci sarà una band di musicisti importanti".

Sono anni particolari per la musica italiana: di contrapposizione tra ieri e oggi. È d’accordo?"Occorrerebbero meno chiacchiere e più musica. Abbiamo due problemi: di formazione culturale e comunicazione. È un periodo di confusione. C’è un edonismo che sta travalicando la formazione culturale: si pone meno attenzione alla conoscenza. Ma ultimamente, però, percepisco piccoli segnali di risveglio. C’è voglia di uscire da questa buca".

Siamo finiti in una buca di che tipo?"Abbiamo delle estremizzazioni: da una parte una nicchia di ragazzi molto colti, spesso per merito dei genitori e degli studi classici, dall’altra un mondo estremamente superficiale. È un problema soprattutto italiano, perché in Inghilterra e negli Stati Uniti qualcosa di buono è venuto fuori. In Italia ci facciamo prendere la mano dalla tendenza e i media, seguendola, escludono un sacco di artisti bravi. Tra i giovani di oggigiorno, ce ne sono 2, 3 molto bravi, che seguendo la tendenza, però, non riescono a esprimersi al massimo. C’è un provincialismo che in Inghilterra e negli Stati Uniti non hanno. E i media, che potrebbero fare qualcosa per evitarlo, lo aggravano".

Il suo spettacolo sarà un mix di musica e parlato oppure un concerto vecchia maniera?"Due ore e trentacinque minuti di musica. Musica eterogenea. Amo spaziare. La tv non ha aiutato molto a far conoscere il mio modo di fare musica: ci sono momenti in cui suono il rock con la chitarra elettrica. Suonerò latin jazz. Il mio fan attento conosce questa parte di me. Molti, al contrario, resteranno stupiti. Paradossalmente non mi ha giovato spaziare. Sono onnivoro, un godereccio: sul live mi sfogo, sui dischi è più difficile esternare. In Italia non c’è la cultura dell’artista a 360 gradi. Ci si specializza molto nei generi". Ora non resta che sedersi in poltrona e ascoltare.

Gianluca Barni