Montecatini, 22 maggio 2019 - E’ stata dissequestrata la casa del delitto dell’Estate di San Martino a Casteldelbosco. Il quadro, per la Procura, è chiaro: Danny Scotto, 27enne, operaio agricolo di Chiesina Uzzanese voleva uccidere l’ex compagno di scuola Giuseppe Marchesano, era partito con questo intento da casa, portandosi dietro la 357 Magnum che ricaricò più volte. Voleva ucciderlo e l’ha fatto con crudeltà, facendolo soffrire, secondo la contestazione. L’avvocato Gabrio Bagnoli, che assiste mamma e sorella della vittima, condivide il quadro accusatorio – all’esito dell’attività d’indagine coordinata dal pm Sisto Restuccia – che porterà Scotto al processo: «l’ha fatto soffrire prima di ucciderlo, i colpi alle gambe e alle parti intime hanno raggiunto Giuseppe, causandogli un immaginabile dolore, prima del fuoco devastante che l’ha colpito mortalmente alla testa – dice il legale –. Il numero dei colpi sparati, poi, ci dice che Scotto ha ricaricato l’arma per continuare a fare fuoco. Ecco perché ci sono tutte le ragioni dell’aggravante della premeditazione e della crudeltà con cui è stato commesso».
Il giovane, quando fu ritrovato dagli amici privo di vita, infatti era riverso su divano, seminudo, con pantaloni e boxer abbassati alle caviglie. Gli amici lo cercavano perché non rispondeva più al telefono. Tutti colpi furono sparati da sinistra verso destra, tranne uno. Scotto qualche giorno dopo il fermo confessò il delitto, poi davanti al pm Restuccia che era tornato a sentirlo in carcere, ritrattò quella prima ammissione dicendo solo che era stato a trovare Giuseppe per mostrargli la pistola nuova. «Ma quella pistola – rileva l’avvocato Bagnoli – non era in una scatola, l’aveva addosso ed era carica».