Monsummano, 26 marzo 2020 - Hanno già superato le difficoltà della seconda guerra mondiale mantenendo lo stabilimento in piedi e assicurando il lavoro ai propri dipendenti. A distanza di 75 anni dalla fine del conflitto Polli spa si presenta preparata all'economia di guerra, per mantenere i servizi come industria alimentare e, visto il rischio personale che i propri addetti affrontano andando a lavorare, l'azienda ha deciso di dare loro un bonus in busta paga. A raccontare la sfida che si apre per la storica azienda agroalimentare di Milano con sede a Monsummano è la stessa Manuela Polli. «Noi restiamo aperti da nord a sud – racconta l'erede Polli - abbiamo tre stabilimenti produttivi, a Monsummano e anche a Valbona a Padova e la Fratlli Tafuro a Eboli e sono aperti perchè rientriamo nelle aziende che offrono servizi essenziali in quanti alimentari».
Siete a pieno regime ancora? «Al momento si, ci stiamo riorganizzando. Vorrei per questo ringraziare i miei dipendenti perchè stanno affrontando questa situazione con responsabilità e senso del dovere altissimo uscendo di casa e correndo il rischio del contagio e nell'emergenza stanno aiutando tutti facendo in modo di poter offrire gli stessi prodotti».
Com'è il lavoro adesso in fabbrica? «Abbiamo preso tutte le misure di protezione individuale: mascherine, gel mani e in più misuriamo la temperatura ai dipendenti per essere sicuri che tutti i nostri lavoratori siano controllati».
Quindi non è cambiato nulla nel lavoro dall'ultimo decreto Conte? «Abbiamo messo in smart working tutte quelle funzioni che potevano usufruirne. Io stessa lavoro a distanza come il settore del marketing o le funzioni commerciali. Certamente non è stato possibile per i tecnici, che devono stare a contatto con lo stabilimento produttivo e comunque lo smart working è un'alternativa che serve solo per il breve periodo».
E nella produzione cosa è cambiato? «La produzione va avanti come prima e non è cambiato nulla anzi stiamo lavorando tantissimo facendo anche fatica a stare dietro alle richieste dei clienti. La domanda è esplosa con ordini anche 3 volte quelli che avevamo normalmente. Credo che sia una conseguenza anche del fatto che la gente sta mangiando solo a casa. Purtroppo non ce la facciamo a stare dietro con facilità a questi ritmi perchè lavoriamo solo materie prime dal fresco. Se tutto questo fosse successo in estate sarebbe stato più semplice perchè madre natura offre i suoi prodotti nella bella stagione. Ma stiamo cercando di non far mancare nulla ai nostri clienti e alle famiglie».
Se i tempi di questa condizione di vita si dovessero allungare, avreste problemi? «Non dovremmo avere problemi di continuità interna. Semmai, potremmo avere problemi esterni che potrebbero influire. Penso ad esempio al raggiungimento dei clienti con i trasporti. Anche la logistica potrebbe risentirne. Gli autisti italiani verso l'estero, con cui noi lavoriamo molto, vengono bloccati alla frontiera. E non escludo possibili problemi di trasporto delle materie prime da lavorare».
Nell'ultimo decreto però la filiera dovrebbe essere garantita «Si. Ma per farlo bisogna sforzarsi un po' tutti. Abbiamo aiutato alcune vetrerie, che ci forniscono i vasetti, a fare domanda in prefettura per poter lavorare e rendere il servizio anche a noi».
Polli ha già passato il clima da economia di guerra. Siete ponti di nuovo? «Purtroppo non c'è più mio nonno che potrebbe fare il confronto e mio padre è nato subito dopo la fine del conflitto ma sono convinta che si affronta oggi con lo stesso spirito dell'altra volta con grande spirito di comunità verso il paese e le amministrazioni e un'ottima dose di coraggio. Perchè non è scontato fare impresa». Arianna Fisicaro