Preoccupa la raccolta del mais: "Tra fattori climatici e uccelli rischia il 40% della produzione"

L’allarme arriva da Coldiretti. Giorgi: "Gli elementi combinati fanno temere un grosso calo della resa"

Preoccupa la raccolta del mais: "Tra fattori climatici e uccelli rischia il 40% della produzione"

Preoccupa la raccolta del mais: "Tra fattori climatici e uccelli rischia il 40% della produzione"

Giornate di attesa per il raccolto del mais decisamente preoccupanti in tutta la Valdinievole. Complice una primavera piovosa e un’estate che, fino ad oggi, ha regalato pochissime giornate di caldo, si è arrivati al punto che le piogge di maggio sono state un problema, la semina è avvenuta tardi e, alla fine, il venti per cento dei terreni sono rimasti incolti.

Al contrario, dove il prodotto iniziava ad attecchire e germogliare, ci hanno pensato piccioni e cornacchie a smantellare il microclima di frescura con altre piantine intorno, quello che permetterebbe al mais di sopportare il caldo di questi giorni. Il monito, attraverso i propri associati, arriva da Coldiretti Pistoia.

"Il combinato disposto di questi elementi fa temere un calo della resa per ettaro fino al 30/40% - dice Paolo Giorgi, produttore di mais il quale diventa pasto per i suoi bovini da carne – senza contare la mancata semina dei terreni ancora fangosi. Accade in Valdinievole, terra vocata alla coltura del granturco che vive l’ennesima stagione di passione: di fronte a fenomeni estremi, a farne la spesa più grave è l’agricoltura, da sempre legata alle condizioni climatiche, ma che aveva un proprio ritmo. Oggi non è più così e occorre accelerare l’implementazione di una rete di invasi piccoli e grandi, sfoltendo l’iter dalle norme inutili, e stimolando gli investimenti, sia delle imprese, sia degli enti pubblici".

Coldiretti cerca di non rimanere ferma, anzi. Visto che comunque soluzioni possibili si possono trovare, basta averne voglia, di concerto anche con le istituzioni. "È necessario razionalizzare l’utilizzo di acqua a beneficio di aziende e cittadini – conclude Paolo Giorgi – visto che di quella piovana, ad oggi, se ne riesce a recuperare la miseria dell’11% e tutto il resto viene sprecato. Questo consentirebbe di garantire acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita. Garantire agli agricoltori la possibilità di irrigare i campi è oggi una priorità anche per raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare con l’aumento della produzione Made in Italy, la riduzione della dipendenza dall’estero e la fornitura di prodotti alimentari di alta qualità e al giusto prezzo".

S.M.