GIANLUCA BARNI
Cronaca

’Sul Lastrico’ arriva al Verdi. Un mix di comicità, gioie e sfortune: "Godetevi la mia festa del teatro"

L’eclettismo di Maurizio Lastrico sul palco termale: "Provo piacere nell’esplorare nuove sfide"

L’attore, comico e cabarettista Maurizio Lastrico è nato a Genova il 31 marzo 1979

L’attore, comico e cabarettista Maurizio Lastrico è nato a Genova il 31 marzo 1979

Ci attende un sabato sera di riflessioni sull’essere umano e conseguenti risate, tanto per sdrammatizzare un po’ l’affar serio. Al Teatro Verdi di Montecatini Terme, dalle 21, ecco ’Sul Lastrico’ di Maurizio Lastrico. Uno spettacolo a 360 gradi, che vede Lastrico portare sul palco a colpi di metrica, un mix della sua formazione teatrale, con esercizi di stile, comicità fisica e creativa, raccontando la sua vita, le gioie e le sfortune, nelle quali ci si può riscontrare. ’Sul Lastrico’ è uno spettacolo dove l’alto e il basso si incontrano, in un viaggio colorato dalle complicate sfaccettature della vita, che fanno ridere e ci fanno sentire tutti un po’ più simili.

Fra teatro impegnato e comicità: l’eclettismo non le fa difetto. ’Sul Lastrico’, che spettacolo è? "È una festa del teatro: dentro c’è la Divina Commedia, i monologhi, tutto della tradizione della comicità italiana, fatta con un percorso teatrale e di scrittura e giochi sul linguaggio".

Lei conquista per timbro vocale, mimica e simpatia: è così anche nella vita di tutti i giorni? "Nel quotidiano sono più riflessivo, introspettivo. Spesso passo anche il tempo a immaginare, scrivere, pensare e a registrare in giro, con lo sguardo e la mente, le cose poi da portare sul palco. Mi sento più a mio agio quando faccio le mie robe sul palco, assolutamente. Però, in alcuni momenti dedicati agli amici, in famiglia, esce una parte di me anche diversa, più profonda per certi versi".

Dal cabaret al palcoscenico sino al cinema, alla tivù, persino alla pubblicità. Che cosa la manca per completare l’album? "Qualcosa che ancora non mi immagino, com’è stato, piano piano, l’esplorare e coltivare i mondi. L’album, lo sentirei anche abbastanza completo così. Nella pluralità delle cose sta il mio piacere. Forse cercare di aumentare la qualità di quello che sto facendo nei vari ambiti, anche per testarmi, per misurarmi, per capire di che livello sono. Questo sono curioso di comprendere. Per il resto, non sta tanto nel numero di cose fatte, ma nel piacere di trovare sfide o settori nei quali cimentarsi".

Quanto c’è di Genova in lei e quanto, invece, è poco genovese? "Sicuramente sono genovese in questa specie di umiltà, di senso di inadeguatezza mostrato, che spesso nasconde una bella dose di convinzione, pure di superbia. Genova non a caso è soprannominata la superba. Ho cercato di viaggiare molto, di mischiarmi: le tournée teatrali sono un ottimo modo. Si scopre quasi più fuori l’attaccamento alla propria città, alla propria genovesità, che è un carattere molto pane al pane vino al vino, concreto, anche un po’ mugugnone, malmostoso, ma spesso è un buon modo per avere un contatto con le persone rispetto a un’euforia generica o a una simpatia millantata".

A Montecatini, nella terra dei comici toscani: quali le differenze, se ve ne sono, tra la loro e la sua comicità? "Sono contento di venire in Toscana. Tra noi comici, la Toscana ha questa nomea di essere una regione un po’ impermeabile a coloro che vengono da fuori. Mi sono sempre trovato benissimo. È una terra che ama follemente la poesia, dove c’è stata la forma più alta di poesia comica e non comica: mi fa sentire affine a quel tipo di gusto. C’è una ‘sanguignità’, un amore per le cose svelate, senza patine, molto vicino alla comicità genovese. Non a caso, Genova è anche terra di poesia".

Gianluca Barni